L’Associazione delle nazioni del sud-est asiatico cerca di arginare le pericolose divisioni al suo interno. Mentre aumentano le pressioni affinché ASEAN assuma una posizione netta sulla guerra in Ucraina, il presidente dell’Indonesia, Joko Widodo dichiara che “l’Associazione deve distaccarsi dai conflitti tra l’Est e l’Ovest”.
È in corso a Jakarta, in Indonesia, l’annuale vertice dell’Associazione delle nazioni del sud-est asiatico (ASEAN), quest’anno sotto la presidenza di turno indonesiana. Nei tre giorni di lavori (5-7 settembre) le delegazioni dei 10 Paesi-membri cercheranno di far avvicinare le rispettive posizioni sulla crisi del Myanmar e sulle questioni che riguardano la tutela dei diritti umani.
Il presidente dell’Indonesia, Joko Widodo, ha aperto i lavori del gruppo e in veste di padrone di casa ha invitato tutti i partecipanti “a non trasformare l’Associazione in un’arena di dibattiti interminabili e a elaborare piuttosto una strategia comune di sviluppo a lungo termine di tempo”.
Le parole del presidente indonesiano si riferiscono alle crescenti tensioni politiche ed economiche tra la Cina e gli Stati Uniti. Alcuni Paesi-membri dell’ASEAN sviluppano attivamente le relazioni con Pechino, mentre altri, come le Filippine, hanno puntato sugli Stati Uniti. Inoltre alcuni Paesi dell’ASEAN sono contrari alle pretese cinesi sul controllo della parte principale del Mar Cinese Meridionale.
L’ASEAN venne costituita nel 1967, in piena guerra fredda. Attualmente ne fanno parte 10 Stati: Brunei, Vietnam, Indonesia, Cambogia, Laos, Malesia, Myanmar, Singapore, Tailandia e Filippine. L’Associazione ricopre un’area geografica che ospita 670 milioni di abitanti e che nel 2022 ha prodotto ricchezza per quasi 4.000 miliardi di dollari. Secondo gli osservatori internazionali “si tratta di una delle aree più dinamiche del pianeta”. Sul piano economico l’ASEAN essenzialmente è composto da due gruppi principali uno dei quali comprende nazioni con un sistema di economia sviluppata o quasi (Singapore, Thailandia, Malaysia, Vietnam, Filippine, Indonesia e Brunei). Nell’altro gruppo ci sono i tre Paesi in via di sviluppo (Myanmar, Cambogia, Laos).
Come ha scritto l’agenzia d’informazione Asia News “finora l’Associazione è riuscita a facilitare il passaggio di beni e persone tra i Paesi membri, a dare una spinta allo sviluppo della cooperazione economica e finanziaria, dei rapporti culturali, mentre le contraddizioni si fanno evidenti quando si passa al piano dei diritti umani e delle libertà, sia che si tratti di migrazioni per lavoro, del trattamento dei profughi o della lotta alle tratte transfrontaliere”.
A Jakarta un’attenzione particolare sarà dedicata alla crisi del Myanmar, martoriata da oltre due anni da un conflitto civile. Da una parte i Paesi dell’ASEAN sono molto divisi sulla scelta dei fautori di un dialogo tra le parti birmane in conflitto per arrivare a una soluzione negoziata, mentre gli altri continuano a insistere sul rispetto del principio di non ingerenza negli affari interni degli altri membri.
Subito dopo il vertice dell’ASEAN sempre a Jakarta si riunirà il Forum internazionale del sud-est asiatico, allargato alla Cina, all’India, al Giappone, alla Russia e agli Stati Uniti. I presidenti Xi Jinping, Vladimir Putin e Joe Biden hanno annunciato che non andranno in Indonesia. L’assenza di questa “trojka” alimenterà le preoccupazioni dei leader dell’ASEAN riguardo all’influenza – in netto calo – dell’Associazione sull’arena internazionale.