La visita di Giorgia Meloni a Pechino: la Cina intende denunciare con forza le politiche “discriminatorie” europee
Cina e India devono dialogare per poter gestire adeguatamente le eventuali divergenze e sviluppare una cooperazione reciprocamente vantaggiosa. A questa conclusione sono arrivati dopo i colloqui a margine del vertice dell’Associazione delle nazioni del sud-est asiatico (ASEAN) a Vientiane, in Laos, il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, con l’omologo indiano, Subrahmanyam Jaishankar.
Oltre alle interminabili dispute riguardanti il delineamento del confine tra i due Paesi, negli ultimi anni l’India con il sostegno delle multinazionali occidentali si è posizionata come il principale competitor della Cina non solo in Asia, ma in tutto il mondo. I giganti industriali americani, europei e asiatici, come Tesla, Apple o il colosso taiwanese di semiconduttori TSMC stanno trasferendo le proprie produzioni altamente tecnologiche dalla Cina verso l’India.
In questo contesto il capo della diplomazia cinese ha detto che la Cina e l’India devono fare tutto il necessario per rafforzare il dialogo e incrementare la fiducia reciproca: “È auspicabile – ha sottolineato Wang Yi – che i due Paesi si incontrino a metà strada e studino attentamente e attivamente le modalità per andare d’accordo”.
I colloqui con Jaishankar hanno fatto seguito a un incontro a tre tra Wang Yi, e i ministri degli Esteri della Russia e del Laos, Serghej Lavrov e Saleumxay Kommasith. Nel corso dei colloqui è stata raggiunte l’intesa di rafforzare gli scambi e collaborare alla salvaguardia della sicurezza regionale. Durante l’incontro Wang si è soffermato sulla crescente influenza del Sud Globale “in un panorama internazionale segnato dall’egemonismo, dal protezionismo e dai conflitti regionali”. Su questo sfondo la Cina, la Russia e il Laos sono state indicate da Wang soprattutto come “forze costruttive per salvaguardare la pace e garantire lo sviluppo regionale”. A livello multilaterale è stato deciso di “incrementare la sinergia tra l’Organizzazione della cooperazione di Shanghai (SCO), il gruppo BRICS e l’ASEAN.
Dopo il rientro a Pechino, Wang Yi, parteciperà ai colloqui con il primo ministro dell’Italia, Giorgia Meloni, che sarà in Cina in visita ufficiale dal 27 al 31 luglio. Secondo i media cinesi nel corso dei colloqui con Meloni, il presidente cinese, Xi Jinping, presenterà la propria visione delle conseguenze negative della politica economica e commerciale “apertamente discriminatoria” che l’Unione europea ha adottato nei confronti dei produttori cinesi seguendo l’esempio degli Stati Uniti.
Inoltre, come scrive il quotidiano cinese “Global Times” la visita del presidente del Consiglio italiano “è finalizzata a compensare il rammarico, causato dal ritiro dell’Italia dall’iniziativa cinese ‘Belt and Road Initiative’ (BRI), ampiamente nota coma ‘Nuova via della seta’, ma anche a chiarire personalmente alcuni malintesi”. Secondo Zhao Junjie, ricercatore presso l’Istituto di studi europei dell’Accademia cinese delle scienze sociali, citato dal quotidiano la visita di Meloni “dimostra ancora una volta che il ritiro dell’Italia dalla Nuova via della seta non è stato dovuto alla riluttanza a cooperare con la Cina o alle convinzioni politiche della stessa Meloni, ma piuttosto all’enorme pressione esercitata dagli Stati Uniti e dalle altre principali potenze occidentali”.
Per “Global Times”, uno dei quotidiani del Partito comunista, “gli Stati Uniti e l’Occidente hanno fatto pressione sull’Italia affinché prendesse le distanze dalla Cina, ma non hanno fornito alcun reale sostegno” al Paese, “che negli ultimi anni ha vissuto una recessione tecnica, con alti livelli di debito nazionale e disavanzo pubblico”. Le visite effettuate da Meloni negli Stati Uniti “chiaramente non le hanno apportato alcun beneficio tangibile”, ha dichiarato Zhao, secondo cui “l’Italia sta cominciando a tornare alla razionalità e a cercare di trovare un equilibrio diplomatico tra la Cina, gli USA e l’Unione europea”.
Infine con questa sua missione “Meloni può dimostrare ad altri Paesi europei che i vantaggi derivanti dal rafforzamento dell’amicizia e dalla promozione della cooperazione economica e commerciale con la Cina superano di gran lunga gli svantaggi derivanti dal distacco dalla seconda maggiore economia globale”, ha detto in conclusione Zhao Junjie al “Global Times”.