Attacco informatico contro il Porto franco di Trieste perché “bastione della NATO”

Le strutture portuali italiane sono diventate un bersaglio perché “non vengono più considerate neutrali, essendo coinvolte nel traffico di mezzi militari e nei progetti USA di farne un bastione della NATO”.

Durante il fine settimana, tra  sabato 11 e domenica, 12 gennaio, sono stati registrati alcuni attacchi informatici contro i portali online di istituzioni italiane, tra cui il Porto di Trieste, presso i quale negli ultimi mesi sarebbero stati registrati intensi movimenti di mezzi militari della NATO in violazione del suo status di “Porto Franco Internazionale neutrale e smilitarizzato”.

L’attacco è stato rivendicato prima su Telegram dai hacker, presumibilmente filorussi, del gruppo “Noname057(16)” (nella foto) che ha coinvolto anche il “Sinfomar”, lo strumento informatico per la gestione del traffico delle navi, dei mezzi e delle merci, nonché i siti Internet di alcune banche italiane, accusate dai hacker di “sostenere finanziariamente il traffico di armi”.

Successivamente, domenica mattina, si sono verificati alcuni nuovi attacchi hacker, rivendicati sempre su Telegram dal gruppo palestinese “Alixsec”, che domenica ha colpito ancora banche, aziende e i siti di porti italiani, tra cui oltre a Trieste c’erano anche le strutture portuali di Taranto.

Come accade spesso, si tratterebbe di attacchi di tipo DDoS (Denial of Service), cioè di diniego del servizio informatico, offerto da un sito a non renderlo più fruibile, proveniente da fonti di tipo diverso. Secondo l’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico Orientale, l’aggressione informatica ha fatto sparire il sito Internet dello scalo di Trieste in alcuni Paesi del mondo.

Come scrive il quotidiano italiano “Il Piccolo” di Trieste, la motivazione addotta è “l’appoggio della NATO e del Governo italiano con forniture di armi all’Ucraina”, nonché “l’intenzione degli Stati Uniti di trasformare il Porto di Trieste in un bastione militare”. Come ha notato più volte “Pluralia” il sostegno del fianco Sud-est dell’Alleanza nordatlantica sarebbe realizzata tramite i progetti “Via del Cotone” e “Trimarium”, che sotto il velo di iniziative commerciali starebbero nascondendo la sostanza strategico militare di carattere offensivo.

“Arrivano i primi nefasti risultati – scrive infine ‘Il Piccolo’ -: essere diventati un obiettivo militare legittimo. Infatti il porto di Genova o Venezia non sono stati attaccati”.