Breve vita della tregua nel Nagorno Karabakh, un’enclave armena nel territorio dell’Azerbaigian. Il Governo di Baku ha annunciato di avere avviato “un’operazione militare antiterroristica” su larga scala nel Nagorno Karabakh dopo che almeno sei morti – quattro agenti di polizia e due civili – sono stati uccisi in diverse esplosioni al confine tra l’Azerbaigian e la regione armena, che lotta contro il potere centrale azero.
“Nel quadro della lotta contro i terroristi le forze armate dell’Azerbaigian utilizzano armi di alta precisione, per colpire le posizioni avanzate e profonde delle Forze armate armene. Molti mezzi militari armeni sono stati messi fuori servizio. Ribadiamo che solo gli obiettivi militari e non la popolazione civile né le infrastrutture sono state sottoposte ai bombardamenti dalle forze armate dell’Azerbaigian”, ha dichiarato un rappresentante del ministero della Difesa azero.
Più tardi, sempre il ministero della Difesa dell’Azerbaigian, ha annunciato che le Forze armate armene hanno iniziato a bombardare le postazioni militari azere nel distretto dell’Agdam.
Nelle dichiarazioni di Baku c’è un frase molto preoccupante per la stabilità del Caucaso: secondo i militari dell’Azerbaigian “il fuoco contro i soldati azeri sarebbe arrivato dai territori in cui è temporaneamente stanziato il contingente militare – i “caschi blu” – della Russia”.
Intanto l’agenzia d’informazione armena Aravot ha scritto che le esplosioni, i colpi dell’artiglieria, gli spari e il suono dei motori dei droni in volo si sentono anche nella città di Stepanakert, il capoluogo della repubblica non riconosciuta, dove è stato proclamato lo stato di “allarme aereo”.