Banca d’Italia: rigide politiche monetarie e creditizie danneggiano il quadro macroeconomico

Intesa Sanpaolo: la domanda di investimenti da parte delle aziende è stata molto bassa nel 2022-2023. In Russia il tasso di riferimento sale dal 15 al 16 per cento

Il quadro macroeconomico italiano ed europeo “risente dell’irrigidimento delle condizioni monetarie e creditizie per imprese e famiglie in seguito al forte rialzo dei tassi di interesse dalle Banche centrali”. Lo scrive la Banca d’Italia nel suo ultimo report, contenete delle proiezioni macroeconomiche per l’economia italiana del periodo compreso tra il 2022 e il 2026. Sul piano internazionale, il Regolatore italiano, noto anche coma Bankitalia, ha ipotizzato anche che “gli scambi globali possano tornare a espandersi nel prossimo triennio, a un ritmo medio di circa il 3% l’anno”, mentre i prezzi delle materie prime energetiche, dal petrolio al gas, “si riducano lievemente nell’orizzonte previsivo”.

Sul piano aziendale gli esperti finanziari italiano hanno dichiarato di essere preoccupati per il calo della domanda degli investimenti, soprattutto nel biennio 2022-2023. “È evidente che le imprese in questi ultimi due anni non hanno investito. Avevano investito molto dal 2016 al 2021, grazie agli incentivi di ‘Industria 4.0’, ma al momento la domanda di credito per investimenti rimane bassa. Il perché è dettato dalle incertezze geopolitiche ma anche dalle debolezze della domanda interna. Debolezza che, a sua volta, è provocata dai livelli reddituali inferiori ad altri Paesi”, ha dichiarato Gregorio De Felice, Chief economist & Head of Research del maggiore gruppo bancario italiano, Intesa Sanpaolo, durante il suo intervento in occasione della presentazione a Milano della edizione annuale dell’“Indagine sul risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani 2023” elaborata da Intesa Sanpaolo, in collaborazione con il Centro di ricerca e documentazione Einaudi.

Mentre le Banche centrali degli Stati Uniti, la Federal Reserve, e dell’Unione europea, la BCE, hanno lasciato i tassi d’interesse invariati, in Russia la Banca Centrale ha aumentando venerdì 15 dicembre per la quinta volta consecutiva il tasso do riferimento, portandolo dal 15% al 16 per cento. Alla base della decisione drastica si trova un’inflazione galoppante che nel 2023 sarà in Russia del 7,5 per cento.

Rapporto di Intesa Sanpaolo e Einaudi “Indagine sul risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani 2023”

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