Hamas ha colto tutti – dall’Iran agli Stati Uniti, dalla Russia alla Cina, dalla CIA all’onnipotente Mossad – di sorpresa. “L’intelligence degli Stati Uniti ha ricevuto informazioni affidabili riguardo all’imbarazzo dei vertici iraniani per l’attacco di Hamas contro Israele”, ha scritto l’autorevole quotidiano New York Times, citando alcuni alti funzionari di Washington.
Nei sei giorni passati l’attacco è già costato la vita a migliaia di persone e ogni ora sta mietendo nuove vittime. In primo luogo tra i civili. Muoiono gli abitanti ebraici dei kibbutz, muoiono gli abitanti della Striscia di Gaza. Oltre 100mila persone sono state messe in fuga verso l’Egitto, che ha chiuso immediatamente i confini e ha detto a Israele e alla Palestina “di risolvere i loro conflitti strettamente all’interno dei rispettivi territori nazionali”.
Gli ospedali di Gaza “rischiano di trasformarsi presto in obitori e in cimiteri” a causa della perdita di energia elettrica durante i bombardamenti israeliani sull’enclave, ha avvertito il Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR). “Quando Gaza perde l’elettricità, sono a rischio i neonati nelle incubatrici e i pazienti anziani sotto ossigeno”, ha dichiarato il direttore regionale del CICR per il Vicino e Medio Oriente, Fabrizio Carboni. “In qualità di intermediario neutrale, siamo pronti a condurre visite umanitarie, a facilitare la comunicazione tra gli ostaggi e i familiari e ad agevolare un eventuale rilascio”, ha sottolineato Carboni.
Per tentare una mediazione straordinaria, giovedì 12 ottobre, a Tel Aviv è arrivato il Segretario di Stato americano, Anthony Blinken, che durante la prima tappa del suo viaggio incontrerà il premier israeliano, Benyamin Netanyahu, membri del Governo e il presidente, Isaac Herzog. Secondo i media, Blinken vedrà anche i familiari degli ostaggi israeliani rapiti da Hamas e portati a Gaza.
Venerdì, secondo il Segretario generale del comitato esecutivo dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (OLP), Hussein Al-Sheikh, Blinken avrà un colloquio con il presidente palestinese, Mahmoud Abbas (Abu Mazen). “Nell’ambito dell’impegno profuso 24 ore su 24 dalla leadership palestinese per fermare questa guerra devastante e nel quadro dello sforzo congiunto tra Giordania e Palestina, Abbas si incontra giovedì ad Amman con il re Abdullah. Domani (venerdi 13 ottobre per chi legge, N.d.R.) il presidente Abbas incontrerà anche il Segretario di Stato americano, Blinken”, ha scritto Al-Sheikh sul suo account del social X (ex Twitter).
Facendo l’eco alle fonti statunitensi. anche il Cancelliere della Germania, Olaf Scholz, ha dichiarato in Bundestag a Berlino, che “finora non abbiamo ricevuto prove tangibili che l’Iran abbia dato un sostegno concreto e operativo a questo vile attacco di Hamas”. Allo stesso tempo per Scholz “è chiaro che senza il sostegno iraniano, Hamas non sarebbe stato in grado di compiere un attacco senza precedenti contro Israele”.
E l’Iran che finora ha smentito categoricamente un suo coinvolgimento nella guerra si è rivolto con un appello al “mondo islamico di unirsi contro Israele”. Secondo l’agenzia di stampa iraniana Mehr, nel corso di una conversazione telefonica con il presidente della Siria, Bashar al-Assad, il presidente iraniano, Ebrahim Raisi, ha detto che “tutti i Paesi islamici e arabi, come anche le popolazioni che vogliono la libertà nel mondo, devono trovare un accordo e raggiungere una cooperazione in un percorso per fermare i crimini del regime sionista contro la nazione palestinese oppressa”. Secondo Raisi “la Repubblica islamica dell’Iran tenterà di trovare questa convergenza il prima possibile, mettendosi in contatto con i Paesi islamici”.
In precedenza, Ramzan Kadyrov, presidente della Cecenia, ha dichiarato “di sostenere la Palestina”. Il leader di questa repubblica a maggioranza musulmana della Russia ha chiesto la fine immediata delle ostilità: “Se necessario siamo pronti a inviare le nostre unità militari in qualità di forze di peacekeeping per ristabilire l’ordine e affrontare chi crea problemi. Faccio anche appello ai leader delle nazioni musulmane: create una coalizione e chiamate quelli che voi considerate amici, l’Europa e tutto l’Occidente, così almeno non bombarderanno i civili con la scusa di colpire i terroristi”, ha scritto Kadyrov su Telegram.