Russia: l’Occidente non vuole far uscire la verità sui barbari bombardamenti di Belgrado 25 anni fa
Salvo imprevisti dell’ultimo momento, che non possono essere esclusi data la delicatezza del tema, legato ai bombardamenti della NATO dell’ex Jugoslavia nel 1999, si dovrà tenere giovedì 28 marzo una riunione straordinaria del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Gli Stati Uniti, la Francia e i loro alleati hanno fatto di tutto per non permettere il dibattito internazionale sull’argomento così spinoso. “L’Occidente ha paura della discussione pubblica alle Nazioni Unite dei bombardamenti di Belgrado”, ha dichiarato il vice rappresentante della Federazione Russia all’ONU, Dmitrij Poljanskij.
La discussione, convocata in precedenza in occasione del 25mo anniversario dei bombardamenti era saltata lunedì, 25 marzo, dopo le proteste del rappresentante francese, che aveva dichiarato che il tema “non era di attualità” e aveva chiesto un voto speciale per aggiornare l’ordine del giorno. La proposta russa, appoggiata dalla Cina e dall’Algeria non ha raccolto voti a sufficienza – ne servivano nove – per inserire la proposta all’ordine del giorno. Tre membri del Consiglio di sicurezza avevano votato a favore della discussione mentre i restanti dodici si erano astenuti.
“Abbiamo chiesto ancora una volta una sessione del Consiglio di sicurezza dell’ONU e dopo una giornata di feroce resistenza da parte dei nostri avversari abbiamo fatto in modo che il Giappone, il Paese che presiede di turno il Consiglio, fissasse comunque la sessione per giovedì 28 marzo”, ha scritto Poljanskij su Telegram.
Negli ultimi giorni la Serbia si è trovata al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica internazionale, dopo che il presidente del Paese balcanico, Aleksandar Vucic, ha scritto sui social senza però andare nei dettagli, di “aver ricevuto delle informazioni molto preoccupanti riguardo alla sicurezza della Serbia e alle sfide che il Paese e il suo popolo dovranno affrontare”.
Vucic ha chiesto un incontro urgente con gli ambasciatori dei Paesi del cosiddetto Quintetto (Italia, Francia, Germania, Regno Unito, Stati Uniti) e con il capo della delegazione dell’Unione europea in Serbia, Emanuele Giaufret. Secondo i media di Belgrado la discussione verterà sull’eventuale adesione del Kosovo al Consiglio d’Europa e anche all’Assemblea parlamentare della NATO. Vucic aveva annunciato che la Serbia “risponderà” se il Kosovo diventerà membro del Consiglio d’Europa e, tra le possibilità da lui menzionate, c’è l’uscita del Paese dall’organizzazione europea.
Secondo Vucic la Serbia sta per affrontare giorni difficili: “In questo momento non è facile per me dire che tipo di notizie abbiamo ricevuto nelle ultime 48 ore. Minacciano direttamente gli interessi vitali nazionali sia della Serbia che della Repubblica Srpska (entità serba della Bosnia Erzegovina). Nei prossimi giorni informerò il popolo serbo su tutte le sfide che ci attendono. Sarà più difficile che mai”, ha scritto Vucic sulle sue pagine di alcuni popolari social network.
Intanto il ministero della Difesa della Serbia ha annunciato che è stata aumentata la presenza di pattuglie della polizia militare e delle forze speciali nelle principali città del Paese, soprattutto nei centri commerciali, nelle stazioni ferroviarie e in altri luoghi pubblici. Le Forze armate serbe, il ministero dell’Interno e i servizi di sicurezza stanno adottando misure precauzionali e azioni preventive a tutela della sicurezza dei cittadini e delle istituzioni, sulla base delle conclusioni del Consiglio di sicurezza nazionale, riunitosi il giorno dopo l’attacco terroristico al “Crocus City Hall” in Russia.