Brasile, la Corte suprema: no a limite temporale per rivendicazioni dei nativi

La Corte suprema del Brasile dà ragione agli indios, il “Marco temporal” è incostituzionale.

Parliamo del limite temporale (Marco temporal in portoghese) sostenuto dalle grandi aziende agricole nella demarcazione dei territori. Gli indigeni, secondo questa tesi, non avrebbero diritto alle terre se non le occupavano al momento in cui fu promulgata la Costituzione della Repubblica Federativa del Brasile, il 5 ottobre 1988, indipendentemente dal fatto che magari aveva abitato quella zona per secoli in precedenza.

La votazione presso la Corte suprema hanno sancito l’incostituzionalità del “Marco temporal” con 9 voti contro 2 in quanto “in contrasto con le garanzie costituzionali sui diritti degli Indigeni alle terre ancestrali”.
Per gli indigeni si tratta di una vittoria epocale contro la “lobby dell’agrobusiness” e un punto in favore della lotta al del cambiamento climatico visto che le riserve indigene preservano le foreste. Secondo i leader dei nativi “ci sarebbero circa 300 dispute in sospeso” e questo provvedimento va nella direzione di “proteggere le comunità dai rapinatori di terre e dall’invasione di taglialegna illegali e cercatori d’oro”.

La vittoria non è però definitiva. Nel frattempo, una legge in favore delle lobby agricole è in fase di discussione a Brasilia: è già stata approvata dalla Camera bassa e ora la palla passa al Senato. Con questa sentenza in mano però il presidente Luiz Ignacio Lula da Silva avrà la possibilità di porre eventualmente il veto.

Gli agricoltori, al contrario, richiedono sicurezze giuridiche mentre questa decisione va, a loro dire, nel senso esattamente opposto. Per loro un limite temporale è necessario: prima dell’arrivo degli europei tutto il Brasile era abitato da indigeni, quindi senza una normativa precisa le rivendicazioni diventano potenzialmente infinite.