In Brasile continua a tenere banco la discussione sul “Marco temporal”, una legge che prevede che le popolazioni indigene possano reclamare i propri diritti solo sulle terre già occupate prima del 5 ottobre 1988, anno in cui entrò in vigore la Costituzione.
A settembre la Corte suprema di Brasilia aveva dato ragione ai nativi, che chiedevano l’abolizione di questo limite, dichiarando incostituzionale il “Marco temporal”. In seguito la questione è approdata in parlamento e il Congresso brasiliano era riuscito a far approvare una proposta di legge finalizzata a contrastare la decisione che toglieva ogni limite temporale alle rivendicazioni dei nativi sulle terre.
Ora è intervenuto Luiz Inacio Lula da Silva, presidente del Brasile, che ha posto il veto su alcuni punti del un disegno di legge approvato dal Congresso. Un veto quindi non totale, come avrebbero voluto gli indigeni. “Ho posto il veto a diversi articoli del disegno di legge, in conformità con la decisione della Corte suprema” – ha spiegato Lula mentre il ministro dei Popoli indigeni, Sonia Guajajara parla di una “grande vittoria”.
Il veto è stato posto sulla norma che prevede indennizzi preventivi ai proprietari terrieri situati nelle aree indigene, sulla possibilità di rivedere le riserve già costituite, sulla coltivazione transgeniche e sulla possibilità di aprire attività minerarie e costruire strade senza il consenso dei nativi del luogo. Sono invece stati fatti passare gli articoli relativi alla cooperazione tra indigeni e non indigeni per la realizzazione di attività economiche e quello, come spiega l’ANSA, “mirato a conciliare l’usufrutto esclusivo del loro territorio con le politiche di difesa e di salvaguardia della sovranità nazionale, con relativa giustificazione di eventuali interventi militari”. In ogni caso ora la legge dovrà tornare ora al Congresso.