Ottawa sulla scia di USA e UE cerca di tutelare il mercato. Il ministero cinese "Si rovinano i rapporti bilaterali"
Il 26 agosto il premier canadese Justin Trudeau aveva annunciato che stavano per essere preparati dazi del 100% per le importazioni di auto elettriche cinesi in Canada. Una mossa che allineerebbe il Paese nordamericano agli Stati uniti e all’Unione europea (seppur in quest’ultimo caso con dazi molto inferiori) nella lotta alle e-car Made in China. Nel mirino di Trudeau ci sarebbero anche l’alluminio e l’acciaio cinesi per cui si preparano tasse del 25%. “Sappiamo tutti che la Cina non sta giocando secondo le stesse regole – ha spiegato Trudeau – Ciò che è importante è che lo stiamo facendo in linea e in parallelo con altre economie in tutto il mondo”.
La risposta di Pechino non si è chiaramente fatta attendere con
l’ambasciata cinese in Canada che ha spiegato come la notizia provocasse “forte insoddisfazione”. Questo provvedimento “danneggerà il commercio e la cooperazione economica tra Cina e Canada, gli interessi dei consumatori e delle imprese canadesi e rallenterà il processo di transizione verde del Canada”. Da qui l’invito a “correggere subito le sue pratiche errate”.
Il ministero del Commercio cinese sottolinea invece come questa mossa “interromperà la stabilità delle catene industriali e di fornitura globali, oltre a compromettere gravemente il sistema economico e le regole commerciali globali”. Saranno anche rovinati i rapporti bilaterali.