Nel mirino di Pechino si sono trovate le forniture verso l’estero di un altro materiale strategico per la produzione di autovetture a trazione elettrica
La grafite è un minerale indispensabile per la produzione delle batterie ad elevate prestazioni che attualmente vengono installate su tutte le auto elettriche. Dopo aver imposto dei limiti alle esportazioni di metalli di terre rare, tra cui il gallio e il germanio, la Cina ha messo anche il grafite sulla propria lista dei “materiali critici” la cui esportazione sarà soggetta a severi controlli dei servizi e delle dogane. La nuova decisione delle autorità cinesi minaccia di limitare drasticamente la disponibilità di questo minerale indispensabile per la produzione delle batterie utilizzate nelle auto elettriche.
Secondo il quotidiano italiano Il Sole 24 Ore “il provvedimento appena varato sembra rappresentare un’escalation nelle contese commerciali tra Pechino e l’Occidente”. E molto probabilmente non è un caso che l’annuncio sia arrivato a poche ore da un’ulteriore stretta degli Stati Uniti sui semiconduttori avanzati e meno di tre settimane dopo l’apertura formale da parte della Commissione europea di un’indagine anti-sussidi sulle importazioni di veicoli elettrici “made in China”.
Secondo gli esperti si è trattato di un passo che precede l’introduzione di dazi anti-dumping che Pechino non ha affatto gradito e al quale aveva replicato a caldo con toni minacciosi. “È un puro atto protezionistico – commentava in una nota speciale il ministero del Commercio cinese – che interromperà e distorcerà gravemente la catena globale dell’industria automobilistica e della fornitura e avrà un impatto negativo sui legami economici e commerciali tra Cina e UE”. Inoltre Pechino ha accusato gli Stati Uniti di “esasperare costantemente il concetto di sicurezza nazionale, abusare delle misure di controllo delle esportazioni e ricorrere ad atti di bullismo unilaterali”.
La Cina domina le forniture globali di grafite, come di molti altri materiali indispensabili per la realizzazione della “transizione energetica”. Secondo i dati dell’agenzia Wood Mackenzie “nel 2022 le industrie cinesi controllavano il 79% della produzione mineraria globale e il 58% delle attività di raffinazione”.
Infine la Cina è uno dei maggiori produttori di grafite sintetica che, tramite alcuni sofisticati processi, viene ricavata dal coke di petrolio e da altri composti del carbonio. Si tratta di un processo “costoso e soprattutto molto inquinante”, che l’Occidente non si può permettere, ma da cui però si ottiene un materiale con prestazioni migliori nelle batterie.