Le raffinerie cinesi importano petrolio russo, respinto dall'India a causa delle sanzioni statunitensi
Nei primi due mesi la Cina ha aumentato l’estrazione di petrolio del 2,9% su base annua, fino a 35,11 milioni di tonnellate. Per ridurre i consumi di carbone, il combustibile fossile più inquinante rispetto al gas e agli idrocarburi liquidi, nel periodo indicato la Cina ha aumentato del 5,1% le importazioni di petrolio, acquistando sui mercati esteri, prevalentemente in Russia e nei Paesi arabi 88,31 milioni di tonnellate di petrolio. Per il momento la seconda maggiore economia del mondo che sviluppa molto attivamente la generazioni elettrica di fonti rinnovabili, non può rinunciare del tutto all’uso di carbone la cui produzione nel periodo gennaio-febbraio 2024 è comunque diminuita del 4,2% fino a 710 milioni di tonnellate.
Dopo la decisione drastica delle autorità cinesi di aumentare i dazi doganali sulle importazioni di carbone, la Russia nei primi due mesi dell’anno ha ridotto del 22% l’export di carbone verso la Cina, passando al secondo posto dopo l’Indonesia della lista dei maggiori esportatori di carbone.
La Cina aumenta le importazioni petrolifere dalla Russia, cogliendo l’occasione delle difficolta momentanee che le compagnie russe stanno incontrando sul mercato indiano. A causa delle sanzioni, introdotte dagli Stati Uniti contro l’armatore russo “Sovcomflot” (SCF) e le sue 14 navi petroliere, le raffinerie indiane hanno fermato gli acquisto del greggio, trasportato dai super tanker russi. Tra le raffinerie che hanno fermato il business con la Russia c’è la statale Indian Oil la privata Reliance Industries, la cui capitalizzazione di mercato ha raggiunto nel marzo 2024 i 236,4 miliardi di dollari (+27,05% nel 2023). Malgrado le sanzioni occidentali la Russia riesce a esportare verso l’India fino a 1,8 milioni di barili di petrolio al giorno, che secondo le stime dell’agenzia KPLER rappresenta il volume più alto dal luglio del 2023.