Cina e Russia ignorano le preoccupazioni dell’Occidente. Contatti a 360 gradi

Il presidente della Russia, Vladimir Putin, e il suo collega cinese, Xi Jinping, hanno deciso di non partecipare di persona ai lavori della 78° edizione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York, per concentrarsi invece sull’intensificazione dei rapporti politici, economici, commerciali e tecnico-militari tra queste due potenze nucleari.
Mentre a Mosca, il ministro degli Esteri cinese e uno dei più alti funzionari del Partito comunista, Wang Yi, ha concordato con i vertici russi i particolari della visita ufficiale in Cina l’ottobre prossimo del presidente Putin, a Pechino martedì 19 settembre il ministro dello Sviluppo economico della Russia, Maksim Reshetnikov, ha avuto dei colloqui “dettagliati e profondi”, con il ministro del Commercio cinese, Wang Wentao, che ha auspicato l’aumento degli scambi commerciali transfrontalieri con l’Estremo Oriente della Russia.
I colloqui hanno fatto seguito al recente Forum economico dell’Est di Vladivostok e sono stati subito interpretati dai media internazionali come “risposta cinese alle richieste occidentali di condannare l’operazione militare russa in Ucraina”.
“La Russia – ha scritto l’agenzia Reuters – è stata sottoposta alle sanzioni occidentali e ha bisogno di sostegno economico e politico del proprio alleato cinese, rifornendo Pechino di petrolio, di gas e di cereali”. Ad agosto, ha informato l’Ufficio statale cinese dei dati statistici, “le importazioni cinesi di prodotti russi sono aumentate del 3% rispetto ai risultati del corrispondente mese del 2022, raggiungendo quota 11,5 miliardi di dollari (+8% rispetto al mese di luglio 2023)”.
In questo contesto il commercio transfrontaliero nell’Estremo Oriente della Russia assume un significato del tutto particolare. A margine del Forum economico dell’Est il gruppo russo United Oil-Gas-Chemical Co. e la società cinese China’s Xuan Yuan Industrial Development hanno concluso un accordo sulla costruzione di un maxi centro logistico e di trasporti “Sojus” (Unione) vicino al ponte ferroviario Nizhneleninskoe-Tongjiang, al confine russo-cinese.
Il progetto per il quale è previsto un investimento di 5 miliardi di yuan (685 milioni di dollari) comprenderà un centro di stoccaggio e di smistamento di petrolio (5,8 milioni di tonnellate all’anno), di derivati petroliferi (1 milione di tonnellate), di gas naturale liquefatto (0,65 milioni di tonnellate) e anche alcuni magazzini per container (200.000 metri cubi smistati all’anno).
Infine la Cina ha chiesto alla Russia di aumentare ancora l’export cerealicolo. Mosca e Pechino stanno costruendo il cosiddetto “corridoio di trasporti di Heilongjiang”, che secondo il presidente cinese, Xi Jinping, dovrà diventare “la porta centrale per l’apertura della Cina verso nord, volta a svolgere un ruolo attivo nella salvaguardia della sicurezza alimentare ed energetica del Paese”.