Washington accusa la Cina di “aiutare la Russia a esportare l’uranio verso gli USA”
I dazi, imposti dall’Unione europea sulle importazioni di auto elettriche cinesi “interferiranno seriamente” nella cooperazione commerciale e d’investimento tra la Cina e i Paesi dalla UE, tra cui la Germania. Il monito è stato lanciato dal ministro del Commercio cinese, Wang Wentao, durante un colloquio a Berlino con il vice cancelliere e ministro dell’Economia tedesco, Robert Habeck.
Secondo Wang la politica di reciproco protezionismo è una strada che porta da nessuna parte. Wang ha auspicato una soluzione nel “rispetto delle regole dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC), finalizzata ad evitare un’escalation delle frizioni economiche Cina-UE”. Wang ha auspicato che la Germania, sconvolta da una serie di problemi economici “proceda dai propri interessi” e faccia in modo che la Commissione europea lavori nella stessa direzione della Cina.
Il colloquio è avvenuto dopo l’annuncio che la nuova Commissione europea “è sul punto di proporre dazi definitivi fino alla quota proibitiva del 35,3% sui veicoli elettrici fabbricati in Cina, in aggiunta al dazio doganale standard del 10% sulle importazioni europee di auto”.
La visita di Wang in Germania fa parte di un ampio tour europeo nel corso del quale il ministro cinese visiterà anche Bruxelles.
Un monito di Mario Draghi
Le politiche economiche europee rappresentano una scelta di principio, dalle quali dipendono le future sorti del Vecchio Continente. Come ha dichiarato all’Eurocamera di Strasburgo l’ex premier ed ex presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, presentando il suo rapporto sul futuro della competitività europea nelle tecnologie “verdi” l’Europa si trova di fronte a un compromesso: da una parte una maggiore dipendenza dalla Cina può offrire la “strada più economica per raggiungere gli obiettivi climatici”. Dall’altra parte la concorrenza cinese “rappresenta una minaccia per industrie europee” e anche per la promessa che la “transizione verde porterà, tra virgolette, buoni posti di lavoro verdi”.
“”La concorrenza cinese nelle tecnologie per la produzione di energia verde sta diventando sempre più agguerrita, grazie a una potente combinazione di sussidi, innovazione e scala – ha detto Draghi. Non saremo in grado di gestire questa sfida con soluzioni in bianco e nero. Per questo il rapporto propone un approccio differenziato a seconda dei settori e delle tecnologie: ci sono alcune tecnologie, come i pannelli solari, in cui i produttori stranieri sono troppo avanti e il tentativo di portare la produzione in Europa non farà altro che ritardare la decarbonizzazione”.
Una delegazione USA arriva a Pechino, mentre da Washington si sentono nuove accuse riguardo alla cooperazione Cina-Russia
Nel tentativo di attenuare le tensioni USA-Cina, una delegazione di funzionari statunitensi con a capo Jay Shambaugh, sottosegretario al Tesoro per gli affari internazionali, arriva a Pechino questa settimana, per una serie di riunioni di alto livello giovedì e venerdì (19-20 di settembre per chi legge), organizzate alla luce della “preoccupazione di Washington per la crescente presenza di prodotti cinesi a basso costo nel mercato globale”. Come scrive il quotidiano “Wall Street Journal” le riunioni avverranno nel quadro di un gruppo di lavoro formato lo scorso anno dai Governi dei due Paesi, per rafforzare la comunicazione bilaterale alla luce della crescente competizione sul piano economico e commerciale: “È fondamentale avere un canale di comunicazione resiliente per discutere temi economici con le nostre controparti cinesi: durante il nostro viaggio porteremo avanti le discussioni sulle politiche industriali di Pechino e sugli squilibri macroeconomici ad esse associati, che rischiano di arrecare danni importanti a lavoratori e imprese negli Stati Uniti e in tutto il mondo”, ha dichiarato Shambaugh al quotidiano.
I colloqui USA-Cina avverranno sullo sfondo di una nuova accusa, presentata da Washington a Pechino: le autorità USA sospettano la Cina di “assistere l’industria nucleare della Russia, importando uranio arricchito e riesportandolo verso gli Stati Uniti”. Nel dicembre del 2023 la Camera dei rappresentanti del Congresso statunitense aveva vietato le importazioni di uranio dalla Russia, nell’ambito delle politiche sanzionatorie contro Mosca.
Per interi decenni gli USA, dove funzionano numerose centrali nucleari, sono stati uno dei principali importatori di uranio russo. Dopo aver imposto il blocco delle importazioni dalla Russia gli Stati Uniti sono stati costretti a rivolgersi alla Cina, importando nei mesi scorsi dalla seconda maggiore economia mondiale 243 tonnellate di uranio, per una parte del quale ora si sospetta l’origine russa.