Il governatore del Texas ha chiesto alle aziende statali di “smettere di investire in Cina” e di vendere gli asset in Cina il prima possibile.
La Cina ha annunciato che sarà “amplia e approfondita” la portata dell’indagine sulle presunte sovvenzioni di prodotti lattiero-caseari importati dall’Unione europea. Le autorità cinese hanno trasmesso richieste di informazioni aggiuntive alla Danimarca, alla Francia, all’Italia e ai Paesi Bassi. Come ha scritto in un comunicato stampa il ministero del Commercio cinese “nei questionari inviati alle aziende agroalimentari della UE nell’ambito dell’indagine, saranno incluse domande su ulteriori programmi di sussidio”. La decisione è stata assunta dopo le consultazioni tenute dai funzionari cinesi ed europei il 19 novembre.
Il nuovo giro di vite da parte di Pechino permette di capire che i contenziosi commerciali tra la Cina, l’Unione europea e gli Stati Uniti sono lontani anni luce da una soluzione politica. La scorsa settimana il governatore del Texas, il repubblicano Greg Abbott (nella foto), ha ordinato alle aziende statali di “smettere di investire in Cina” e di vendere i loro asset nel Paese asiatico il prima possibile. Nella lettera indirizzata alle aziende del Texas, Abbott, dopo aver citato “rischi finanziari e di sicurezza” non meglio precisati, ha invitato gli investitori texani in Cina, a “disinvestire alla prima occasione utile”. Il Governo del Texas sta esercitando un controllo proattivo sugli investimenti delle sue agenzie e ha già impedito ai fondi pensionistici pubblici di fare il business con alcune società di Wall Street che “hanno adottato principi ambientali, sociali e di governance”.
In particolare il Texas ha vietato ai suoi fondi pensione pubblici di investire in fondi gestiti dalle società BlackRock e Invesco. La nuova politica del Texas è volta a proteggere gli importanti interessi dello Stato nel settore dell’energia, in particolare del petrolio e del gas. La mossa riflette la posizione delle autorità del Texas contro quelle che percepisce come “pratiche discriminatorie” nei confronti dell’industria del petrolio e del gas.