Cina si oppone alle sanzioni “unilaterali”, imposte dagli USA

Ha rassegnato a sorpresa le dimissioni il presidente dell'istituto di credito statale, Bank of China, Liu Jin

La Cina ha dichiarato di essere “fortemente insoddisfatta” e “fermamente contraria” alle nuove sanzioni imposte dagli Stati Uniti contro le aziende cinesi per i loro presunti legami con le aziende della Russia. Come ha dichiarato domenica, 25 agosto, un portavoce del ministero del Commercio cinese “La Cina esorta gli Stati Uniti a porre fine immediatamente alle loro cattive pratiche e ad adottare le misure necessarie per salvaguardare i diritti e gli interessi legittimi delle aziende cinesi”.

Secondo Pechino le azioni degli Usa “sono il tipico esempio di sanzioni unilaterali” e disturbano l’ordine commerciale internazionale, oltre ad ostacolare i normali scambi economici. Il Governo della Cina, ha sottolineato il portavoce, “prenderà tutti i provvedimenti necessari a salvaguardare i diritti legittimi delle proprie aziende”.

Venerdì il dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha aggiunto 105 aziende – di cui 42 cinesi – alla lista di entità sottoposte a restrizioni nel commercio per il presunto sostegno all’industria della difesa e delle forze armate della Federazione Russa.

Pechino si è rivolto con un appello a Washington affinché “smetta di abusare delle sanzioni unilaterali, della giurisdizione estesa e fermi una volta per tutte gli sforzi per diffamare, calunniare la Cina”, le cui politiche nei confronti degli USA “sono sempre state coerente e basate sui tre principi proposti dal presidente Xi Jinpinh, che vanno dal rispetto reciproco, alla coesistenza pacifica e alla cooperazione win-win”. Invece di consolidare i “principi distillati da decenni di relazioni bilaterali Cina-USA, che sono anche lezioni tratte da conflitti storici tra grandi potenze, che rappresentano la direzione verso cui sia la Cina sia gli Usa dovrebbero lavorare” l’amministrazione di Washinton ha costantemente imposto “misure irragionevoli” contro la Cina, tra cui tariffe, controlli sulle esportazioni, revisioni degli investimenti e sanzioni unilaterali, che hanno “gravemente danneggiato i legittimi diritti e interessi” della seconda maggiore economia del mondo. Pechino chiede che gli Stati Uniti smettano di “politicizzare e rendere invece sicure le questioni economiche e commerciali”.

Nel mezzo delle tensioni politiche ed economiche tra la Cina e gli Stati Uniti il presidente della Bank of China (BOC), Liu Jin, ha rassegnato le proprie dimissioni “per ragioni personali”. In un comunicato la BOC ha informando che il “direttivo ha approvato subito la nomina di Ge Haijiao alla carica di presidente ad interim”.

Come scrive domenica l’agenzia di stampa Reuters “Liu era il presidente della BOC per tre anni, dal 2021, dopo aver ricoperto nel periodo 2020-2021 l’incarico di presidente della banca China Everbright Bank”. Secondo Reuters “le dimissioni di Liu arrivano dopo quelle di un altro top manager della BOC, Liu Liange, avvenute nel marzo del 2023 per indagini a suo carico nell’ambito della campagna anti-corruzione del Governo cinese”.