Clima e agenda verde: John Kerry va a Pechino

John Kerry, inviato speciale degli Stati Uniti per l’emergenza climatica, è atteso in Cina per un approfondito scambio di opinioni sulla cooperazione.

Continua la raffica delle visite americane a Pechino: dopo il capo della diplomazia di Washington, Anthony Blinken, e il segretario al Tesoro americano, Janet Yellen, è arrivato il turno di presentarsi nella capitale cinese di John Kerry, già Segretario di Stato e attualmente inviato speciale del presidente, Joe Biden, per le questioni climatiche.
In una scarne nota la Casa Bianca ha annunciato che “John Kerry, l’inviato speciale del presidente degli Stati Uniti per il clima, visiterà la Cina dal 16 al 19 luglio. Le due parti avranno un approfondito scambio di opinioni sulla cooperazione per affrontare i cambiamenti climatici”.
La visita di Kerry riflette il desiderio degli Stati Uniti e della Cina – ai ferri corti su molte tematiche politiche ed economiche, dal conflitto in Ucraina all’export dei materiali per l’industria dei semiconduttori – di lanciare una collaborazione almeno in tema di cambiamenti climatici, argomento, che rappresenta oggetto di preoccupazione per entrambi i Paesi. In precedenza sia Blinken, che Yellen, avevano sollevato il tema del clima e della cooperazione tra gli Usa e la Cina a favore della promozione attiva dell’agenda “verde” nel mondo.
“Essendo i due maggiori emettitori mondiali di gas serra e anche i due maggiori investitori in energie rinnovabili, abbiamo sia la responsabilità comune, sia la capacità di aprire la strada”, ha detto Yellen a Pechino durante una tavola rotonda con gli esperti climatici degli Stati Uniti e della Cina.
Secondo un comunicato stampa dell’ufficio di Kerry “durante gli incontri con i funzionari della Cina, il segretario Kerry sarà impegnato ad affrontare con i suoi interlocutori la crisi climatica, anche per quanto riguarda l’ambizione e la promozione di una COP28 di successo“. In passato Kerry aveva più volte dichiarato che Pechino deve intensificare i suoi sforzi per ridurre le emissioni di carbonio, che la porteranno a raggiungere il picco di produzione nel 2030, e diventare un Stato carbon neutral entro il 2060.