Gustavo Petro, presidente della Colombia e Luiz Inacio Lula da Silva, presidente del Brasile, hanno confermato l’intesa e l’impegno per adottare misure finalizzate a “salvare” la foresta Amazzonica.
La foresta pluviale che copre quest’area geografica si estende per 6/7 milioni di km quadrati ed è suddivisa in 9 paesi anche se la maggior parte è in Brasile (il 60% per una porzione di Terra superiore per estensione all’Europa occidentale, seguono Perù con il 13% e Colombia con il 10%). Questo enorme polmone verde immagazzina da 150 a 200 miliardi di tonnellate di carbonio, equivalenti da 367 a 733 gigatonnellate di CO2 (dati Wwf); boccare la sua costante distruzione rappresenta una delle sfide ambientali ed economiche più importanti per il Sud America con risvolti dalla portata globale.
Nei giorni scorsi a Leticia (Colombia), non lontano dal confine con Brasile e Perù, si è tenuto un vertice tra i ministri dell’Ambiente dei Paesi della regione amazzonica, il cui esito è stato appunto la volontà di preservarla rafforzando l’Organizzazione del trattato della cooperazione amazzonica (Otca).
Da Leticia Lula ha ricordato alle grandi economie del mondo di essere state storicamente quelle che hanno creato il problema dell’inquinamento atmosferico ricordando anche la promessa fatta nel 2009 Copenhagen nel corso della Conferenza sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite, ovvero di stanziare 100 miliardi di dollari l’anno per intraprendere azioni per il clima.
“Questi incontri, queste lotte comuni, queste discussioni, hanno a che fare con la difesa della vita, un concetto semplice, ma senza il quale tutto il resto è superfluo”, ha spiegato Petro al termine della Conferenza, come riporta l’Ansa. Il Presidente della Colombia ha anche lanciato la proposta di creare un fondo multilaterale per finanziare i contadini e le forze sociali locali “che oggi sono l’agente di distruzione della giungla”.
Questo incontro fa da apripista al vertice dell’Amazzonia, che si svolgerà a Belém (in Brasile), l’8 e il 9 agosto 2023.