Per la prima volta della storia delle COP il testo ha parlato della "necessità di un allontanamento graduale dall'utilizzo dei combustibili fossili", ma non ha detto però di "eliminarli del tutto"
Doveva concludersi martedì 12 dicembre a Dubai la COP28, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, ma per approvare il testo finale dell’accordo, i lavori sono stati prolungati di un giorno. Il compromesso è stato raggiunto mercoledì mattina quando la presidenza della COP28 ha annunciato che “è stato approvato l’accordo sui nuovi impegni condivisi a livello internazionale per contrastare il cambiamento climatico”.
La prima versione del testo era stata duramente criticata dagli ambientalisti come “troppo poco incisiva”. Volevamo che venisse annunciata la rinuncia all’utilizzo dei combustibili fossili, invece il testo aggiornato e parzialmente riscritto nella notte fra martedì e mercoledì include ora un riferimento alla necessità di “allontanarsi gradualmente” dall’uso del carbone, del gas e del petrolio, che aumentano le emissioni di gas serra e come conseguenza provocano il riscaldamento globale.
Malgrado le critiche è stata la prima volta che il documento finale di una Conferenza sul clima dell’ONU ha puntato il dito accusatore contro tutti i combustibili fossili, compresi il petrolio e il gas naturale. In passato i partecipanti avevano criticato solo l’uso del carbone fossile. Il testo finale non ha soddisfatto gli attivisti ambientalisti che volevano mettere al bando la trojka composta di petrolio, gas e carbone, inserendo nel testo l’espressione “phase out”, che in inglese significa “eliminare in modo graduale”. Il documento finale contiene invece l’espressione “transitioning away” (allontanarsi) che è molto più diplomatica e meno obbligatoria: “Allontanarsi gradualmente dall’uso dei combustibili fossili per la produzione di energia, in modo giusto, ordinato ed equo, accelerando l’azione in questo decennio critico, in modo da raggiungere lo zero netto entro il 2050, in linea con la scienza”, scrive il documento finale della COP28, che però non contiene dei “vincoli formali per i Governi” ma parla solo di auspici e di appelli (“calls on“) riguardo alla necessità di “agire in fretta per limitare l’innalzamento della temperatura media globale oltre gli 1,5° centigradi”.
Nel corso della conferenza, il presidente della COP28 e l’Ad della compagnia petrolifera statale degli Emirati Arabi, Ahmed Al Jaber, ha detto più volte che “non esiste nessuna scienza o scenario, secondo cui l’abbandono (phase-out) dei combustibili fossili permetterebbe di trattenere l’aumento delle temperature entro gli 1,5° C”. Le dichiarazioni di Ahmed Al Jaber sono entrate in rotta di collisione che le conclusioni degli esperti delle Nazioni Unite secondo i quali per contenere l’aumento della temperatura media globale sotto gli 1,5 gradi “bisogna eliminare quasi del tutto l’uso dei combustibili fossili entro il 2050”.
La prossima conferenza sul clima, la COP29, si terrà a Bakù, la capitale dell’Azerbaijan, un altro Paese produttore ed esportatore di idrocarburi, membro dell’OPEC+ e uno dei fornitori strategici dell’Unione europea. La conferenza del 2025, la COP30, sarà organizzata a Belem, in Brasile.