Ha rassegnato le proprie dimissioni il primo ministro sudcoreano, Han Duck-soo
Terremoto politico in Corea del Sud dopo la vittoria del Partito democratico (Democratic Party, DP), principale forza di opposizione alle elezioni legislative che si sono svolte mercoledì, 10 aprile, nel Paese asiatico. Stando ai dati diffusi dalla Commissione elettorale nazionale, l’affluenza alle urne complessiva era stata pari a circa il 67% dei 44,28 milioni di aventi diritto al voto.
Dei 300 seggi dell’Assembla Nazionale, il Parlamento sudcoreano, il DP, guidato da Lee Jae Myung, si è aggiudicato almeno 172 seggi. Si tratta di un risultato leggermente inferiore a quello previsto dagli exit poll, effettuati congiuntamente da tre maggiori emittenti televisive nella giornata di ieri, che attribuivano all’opposizione tra 178 e 192 seggi. Il Partito del potere popolare (People Power Party, PPP) del presidente sudcoreano, Yoon Suk Yeol, già in minoranza in Parlamento, esce dal voto ancor più indebolito, con soli 106 seggi.
Per quanto riguarda le alleanze politiche, i democratici e alleati hanno ottenuto 175 seggi (5 in meno rispetto alle elezioni del 2020), mentre il PPP e l’affiliato Partito Popolare del Futuro (People Future Party, PFP) avranno 108 seggi (5 in più). Il movimento Ricostruendo la Corea (Rebuilding Korea, RK), forza guidata dall’ex ministro della Giustizia, Cho Kuk, ritenuto parte del blocco d’opposizione, ha ottenuto 12 seggi nel proporzionale, mentre il Nuovo Partito Riformista (New Reform Party, NRP) dell’ex leader deposto del PPP, Lee Jun-seok, ne ha presi due seggi.
Come scrivono oggi i media sudcoreani “i risultati del voto hanno evidenziato il grave deterioramento del positivo sentimento pubblico nei confronti dell’amministrazione del presidente Yoon, appena due anni dopo la sua entrata in carica, con il PPP che è riuscito a malapena a impedire al più ampio blocco di opposizione di ottenere una maggioranza di due terzi”. Parlano da sé i risultati delle elezioni locali nella più ampia area di Seul, dove i democratici hanno conquistato 90 collegi su 122, mentre nella provincia di Gyeonggi ne hanno presi 53 sui 60 seggi in palio.
Subito dopo l’annuncio dei risultati del voto, il leader del Partito del potere popolare, Han Dong-hoon, ha rassegnato le proprie dimissioni, assumendosi pubblicamente la responsabilità per la dura sconfitta subita dal suo partito. Han, molto vicino al presidente Yoon, aveva assunto la guida della campagna elettorale del PPP lo scorso dicembre in una situazione già precaria sul piano della popolarità del suo partito tra gli elettori, e non è riuscito a ribaltare la situazione e quindi lanciare il proprio partito verso una vittoria. “Mi scuso con i cittadini a nome del nostro partito, che non è riuscito a ottenere il loro sostegno”, ha dichiarato Han nel corso di una conferenza stampa presso la sede del PPP a Seul. “Accetto solennemente il volere dei cittadini, e mi impegno a riflettere profondamente su me stesso. Mi assumo la piena responsabilità dell’esito delle elezioni, e mi dimetto”, ha sottolineato Han.
Intanto il presidente sudcoreano, Yoon Suk-yeol, ha promesso di “riformare gli affari statali” per riflettere la “volontà popolare” dopo la schiacciante vittoria alle elezioni parlamentari dell’opposizione, che ha costretto a dimettersi anche il primo ministro, Han Duck-soo. Hanno rassegnato le proprie dimissioni altri tre politici sudcoreani, tra cui Lee Kwan-seop, capo dell’Ufficio presidenziale. “Accetterò umilmente la volontà del popolo espressa nelle elezioni generali, mi impegnerò a riformare l’amministrazione e farò del mio meglio per stabilizzare l’economia e migliorare i mezzi di sussistenza delle persone”, ha dichiarato Lee Kwan-seop.
È ancora presto e velleitario fare previsioni, ma molti analisti hanno ipotizzato un cambiamento della politica estera di Seul, in primo luogo nei confronti della Russia e della Cina. In parte i risultati del voto possono essere considerati come una specie di referendum popolare, che ha bocciato la linea politica del presidente, Yoon Suk-yeol, favorevole all’avvicinamento più rapido possibile tra Seul e Washington.