Khan è stato accusato di “condotta inappropriata”, o in parole povere di "molestie sessuali nei confronti di un membro del suo staff".
Colpo di scena all’Aia dove l’organo di controllo della Corte penale internazionale (CPI) ha chiesto ufficialmente un’indagine esterna per le accuse di cattiva condotta che riguardano il procuratore capo della CPI, Karim Khan. Nello specifico, quest’ultimo sarebbe accusato di “molestie sessuali nei confronti di un membro del suo staff”.
Khan, ovviamente, ha respinto ogni addebito e sostiene che si tratti di una campagna di disinformazione contro di lui. Stranamente, ma Khan nelle sue dichiarazioni non ha ipotizzato la “longa manus” del Cremlino dietro le accuse: il 17 marzo del 2023 la Corte Penale Internazionale aveva emesso un mandato di arresto nei confronti del presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, accusato della “deportazione di bambini ucraini in Russia” dopo l’inizio del conflitto armato tra Mosca e Kiev il 24 febbraio del 2022”. La Russia a sua volta aveva emesso un mandato d’arresto nei confronti di Khan.
Come ha detto il presidente dell’Assemblea degli Stati Parte (ASP), Päivi Kaukoranta, “l’inchiesta esterna è necessaria per garantire un processo pienamente indipendente, imparziale ed equo”. Karim Khan ha dichiarato di aver accolto favorevolmente l’inchiesta esterna e “l’opportunità di impegnarsi in questo processo”. Ha annunciato anche che nel frattempo continuerà a svolgere le sue funzioni di procuratore.
Come scrive la stampa internazionale Khan “dopo l’attacco a Putin è balzato agli onori della cronaca in maggio”, quando ha chiesto di emettere dei mandati d’arresto “per crimini di guerra e contro l’umanità” nei confronti del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, dell’allora ministro della Difesa dello Stato ebraico, Yoav Gallant, e tre leader di Hamas nella Striscia di Gaza (poi rimasti uccisi nei mesi successivi).