Crisi diplomatica senza precedenti tra Brasile e Israele

Per lo Stato ebraico le dichiarazioni del presidente brasiliano rappresentano “un grave attacco antisemita”

Luiz Inácio Lula da Silva

La situazione in Palestina è talmente tesa e incandescente che basta una scintilla per causare un’esplosione. Lo sta dimostrando la crisi diplomatica in corso a nervi scoperti tra Brasile e Israele, scoppiata dopo le controverse dichiarazioni del presidente brasiliano, Luiz Inácio Lula da Silva, che aveva paragonato la campagna militare israeliana a Gaza – intrapresa dopo gli attacchi di Hamas dello scorso 7 ottobre – all’azione di Adolf Hitler e all’Olocausto. Un’offesa più grave di questa non sarebbe possibile immaginare. E una reazione molto dura di Tel Aviv non si è fatta attendere: il presidente Lula è stato dichiarato “persona non grata” in Israele.

Il ministro brasiliano degli Affari esteri, Mauro Vieira, ha richiamato “per consultazioni” l’ambasciatore del Paese latinoamericano in Israele, Fred Meyer, dopodiché ha convocato l’ambasciatore israeliano in Brasile al quale è stata fatta presente la “gravità delle dichiarazioni e delle decisioni del Governo israeliano”.

Il tema è stato affrontato dallo stesso presidente Lula nel corso di una riunione convocata d’urgenza con alcuni ministri, tra cui quello della Comunicazione della presidenza Paulo Pimenta e delle Relazioni istituzionali Alexandre Padilha, oltre che con il sottosegretario alla presidenza della Repubblica Márcio Macêdo e il consigliere speciale per la politica estera della presidenza, Celso Amorim.

Come prima misura per evitare nuovi scivoloni sul caso è stato deciso che l’unica persona che potrà esprimersi ufficialmente sul tema è il capo della diplomazia brasiliana, Mauro Vieira, mentre l’ambasciatore Meyer dovrà elaborare una strategia per cercare di distendere le relazioni tra il Brasile e lo Stato ebraico.

Prima di partire alla volta del Brasile, l’ambasciatore Meyer era stato rimproverato dal ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, che lo aveva convocato “per consultazioni” presso il memoriale dell’Olocausto dello Yad Vashem, per riferirgli che il Paese non avrebbe dimenticato né perdonato le parole del presidente Lula giudicate “un grave attacco antisemita”.