Discorso di Powell a Jackson Hole: il prezzo del petrolio sale del 2%

La settimana dei mercati

Il dollaro debole dopo Powell: l’euro verso 1,12 per un dollaro, la sterlina ai massimi da marzo del 2022

Jerome Powell

Il greggio WTI è salito di oltre il 2% dopo il discorso, pronunciato dal capo della Federal Reserve, Jerome Powell, durante il simposio bancario a Jackson Hole. Il presidente della Federal Reserve ha detto che è “arrivato il momento” di ridurre i tassi d’interesse, spiegando che la Banca centrale degli Stati Uniti vuole agire prima di un ulteriore indebolimento del mercato del lavoro. Powell ha poi dichiarato che l’inflazione “è diminuita significativamente” e che ora “è più vicina al nostro obiettivo” del 2 per cento.

“La direzione del nostro lavoro è chiara. Il momento e la portata dei tagli ai tassi dipenderanno dai prossimi dati, dall’outlook in evoluzione e dal bilanciamento dei rischi”, ha detto Powell. Il presidente della Fed ha notato anche che “i rischi al rialzo sull’inflazione sono diminuiti”, mentre “i rischi al ribasso sull’occupazione sono aumentati”. “Faremo il possibile per sostenere un forte mercato del lavoro, mentre facciamo progressi verso la stabilità dei prezzi”, ha aggiunto Powell, ricordando che “nel complesso, l’economia continua a crescere a un passo solido”.

Il discorso di Powell ha anche spinto al rialzo i prezzi dei titoli del Tesoro statunitense. Invece la volta della Fed sui tassi di interesse, confermata da Powell a Jackson Hole, comincia a pesare sul dollaro, che ha scivolato contro le altre principali valute. Subito dopo la riunione di Jackson Hole l’euro si è issato verso quota 1,12 dollari per la prima volta dal luglio 2023 e ha toccato un massimo a 1,1196 da 1,1108 il 22 di agosto in chiusura, per salire ancora il giorno dopo a quota 1,1175. La sterlina, inoltre, è salita ai massimi dal marzo 2022 con un top a 1,3230 e ora vale 1,3193 da 1,3087. Forte anche lo yen, che incrocia il biglietto verde a 144,93 da 146,06.

I prezzi del petrolio si sono mantenuti in una fascia “confortevole” durante la scorsa settimana commerciale (19-23 agosto), recuperando il rally, registrato nelle prime due settimane di agosto.

I prezzi del marchio Brent sulla borsa ICE di Londra si sono assestati in una fascia ristretta tra i 76 e i 78 dollari al barile. Se le conseguenze del discorso di Powell a Jackson Hole non saranno deludenti, i fattori macroeconomici potrebbero far salire ulteriormente il petrolio.

Ecco alcuni dei principali fattori che Michael Kern, analista capo dei mercati petroliferi dell’agenzia “Oilprice”, ritiene stiano influenzando il mercato:

Gli Houthi attaccano una petroliera greca

La super petroliera “Suezmax” di proprietà greca che trasportava petrolio iracheno da Bassora è alla deriva nel Mar Rosso dopo essere stata attaccata dagli Houthi yemeniti che sostengono che l’operatore abbia legami con Israele.

Nasce un gigante del carbone statunitense

I principali produttori di carbone statunitensi Arch Resources e Consol Energy si fonderanno in un accordo “azionario” per creare un gigante minerario del valore di oltre 5 miliardi di dollari che aumenterà la capacità di esportazione a 25 milioni di tonnellate di carbone fossile all’anno.

Si è concluso senza cominciare lo sciopero delle ferrovie canadesi

Lo sciopero delle ferrovie canadesi proclamato per il giovedì 22 agosto è stato subito bloccato dal Governo, che ha costretto i sindacati e le compagnie ferroviarie CPKC e CN a tenere un arbitrato vincolante ai sensi dell’articolo 107 del Codice del lavoro canadese.

Le compagnie petrolifere si ritirano dal Sud Sudan devastato dalla guerra

La compagnia petrolifera statale della Malesia, Petronas, si sta ritirando dal Sud Sudan a causa della guerra civile in corso. Per evitare un brusco calo della produzione, la Nile Petroleum, di proprietà dello Stato, si appresta ad assumere la gestione delle sue attività nel Paese, che un tempo producevano più di 150.000 bpd da sei aree di licenza.

Chevron lavora su un sistema di stoccaggio del carbonio in Australia

La compagnia petrolifera statunitense Chevron ha ricevuto l’autorizzazione del Governo australiano per l’esplorazione di un’area offshore di circa 8.500 km2 nell’Australia occidentale per la realizzazione di alcuni progetti di stoccaggio di CO2 che verrà catturato negli impianti di liquefazione del gas di Wheatstone e Gorgon LNG.

Raffineria ceca chiusa a causa di una bomba della Seconda Guerra Mondiale

La raffineria ceca Litvinov, gestita da PKN Orlen, ha interrotto la produzione dopo il ritrovamento di una bomba inesplosa della Seconda Guerra Mondiale. Secondo le prime stime, l’alt della produzione potrebbe durare fino a 2-3 settimane.

I volumi di stoccaggio di gas della UE hanno raggiunto la soglia strategica

La scorsa settimana (19-23 agosto), con oltre due mesi di anticipo rispetto al previsto, gli impianti di stoccaggio sotterranei di gas della UE hanno raggiunto il 90% della loro capacità, con 1.025 TWh stoccati. L’Europa centrale e orientale ha il livello di riempimento più alto, mentre Lettonia e Danimarca sono le regioni più arretrate.

Gli ambientalisti fanno causa al Governo britannico

Il gruppo ambientalista Oceana UK sta contestando in tribunale la decisione del precedente Governo britannico di concedere 31 licenze di esplorazione nelle zone offshore, affermando che le autorità non avevano valutato l’impatto ambientale dei progetti sulla vita marina.

Il Messico esclude la revisione della politica petrolifera

Il nuovo presidente del Messico, Claudia Sheinbaum, ha escluso una revisione della politica produttiva petrolifera per integrare i produttori privati nelle strutture della compagnia petrolifera statale Pemex, nonostante il forte calo del 12% della produzione di petrolio nei sei anni di governo di AMLO, che ha raggiunto il minimo di 1,48 milioni di barili al giorno.

L’Egitto promette di aumentare la produzione di idrocarburi

Il Governo egiziano si è impegnato a riportare la produzione di gas e petrolio del Paese a livelli normali a partire dal 2025, dopo lo spettacolare calo della produzione di gas dal giacimento offshore di Zohr che ha costretto il Paese nordafricano a importare del gas naturale liquefatto e dell’olio combustibile per soddisfare il fabbisogno energetico dell’Egitto.