E’ iniziata la tregua tra Israele e Hezbollah

Attacchi fino all'ultimo da entrambe le parti, la popolazione torna nelle loro case, ora gli occhi sono puntati su Gaza

A partire dalle ore 4 della mattina del 27 novembre (ora locale) è entrato in vigore il cessate il fuoco in Libano. Una tregua che arriva dopo due mesi di guerra che ha visto l’esercito israeliano (IDF) confrontarsi con il gruppo islamico Hezbollah in Libano. Il 26 novembre la tregua era stata annunciata dal premier di Israele, Benyamin Netanyahu, che aveva avvallato la proposta portata avanti dagli Stati uniti e che prevede il ritiro dell’esercito israeliano dal sud del Libano, mentre per quanto riguarda Hezbollah è previsto lo spostamento delle sue milizie a nord del fiume Litani.

Nel sud del Libano dovrebbe essere istituita una zona cuscinetto dove opererebbe l’esercito regolare libanese. E’ coinvolta anche la United Nations Interim Force In Lebanon (UNIFIL) con il compito di contribuire al rispetto degli accordi.

L’esercito israeliano (IDF) ha effettuato raid così come Hezbollah ha utilizzato i droni per alcuni attacchi fino a poco prima che entrasse in vigore la tregua che gli analisti definiscono come “fragile”. Nonostante l’esercito libanese abbia invitato i civili alla prudenza e a temporeggiare gli abitanti del sud del paese hanno iniziato il ritorno alle loro case.

Ora l’attenzione si sposta sulla Striscia di Gaza dove persiste una terribile crisi umanitaria dopo oltre un anno di attacchi israeliani. Sami Abu Zuhri, un funzionario di Hamas, ha spiegato a Reuters che il gruppo “apprezza” il fatto che in Libano sia stao raggiunto un accodo a protezione del popolo e spera in un accordo che ponga fine alla guerra di Gaza.

Il Qatar, che è stato per mesi il mediatore principale per i negoziati fino ad ora infruttuosi tra Israele e Hamas ha spiegato che tornerà a operare per una tregua nella Striscia “Nel momento in cui vedremo l’impegno da entrambe le parti voi vedrete il pieno impegno da parte del Qatar”, come riportato da Majed Al Ansari, portavoce del ministro degli Esteri qatarino. “La mediazione non è mai davvero venuta meno, ma c’è stata una sospensione per non dare alibi alle due parti, perché non c’era volontà di arrivare realmente ad una tregua”.