È riesplosa la guerra su larga scala tra Azerbaigian e Armenia

Per il secondo giorno consecutivo le forze armate dell’Azerbaigian bombardano il territorio del Nagorno Karabakh, un’enclave armena nel territorio azero. I duelli di artiglieria riducono in macerie interi quartieri dei centri abitati di entrambe le parti. La gente è in fuga. Secondo le autorità del Karabakh i violenti scontri di fuoco lungo tutta la linea di contatto sono costati la vita a oltre 20 persone mentre più di 100 tra militari e civili sono stati feriti.
Il mondo lancia appelli all’Azerbaigian e all’Armenia affinché queste due repubbliche ex sovietiche del Caucaso cessino immediatamente gli scontri armati. Il segretario di Stato americano, Anthony Blinken ha chiamato al telefono il primo ministro dell’Armenia, Nikol Pashinjan, per ottenere da Erevan chiarimenti riguardo alla recente escalation della tensione. La Russia ha chiesto di cessare immediatamente spargimenti di sangue. Lo stesso monito è arrivato dall’Unione europea, mentre la Francia, tradizionalmente molto vicina all’Armenia, ha chiesto la convocazione urgente del Consiglio di sicurezza dell’ONU. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha chiesto la “fine immediata” dei combattimenti: “Il segretario generale chiede con la massima forza la fine immediata dei combattimenti, la riduzione dell’escalation e un più rigoroso rispetto del cessate il fuoco del 2020 e dei principi del diritto internazionale umanitario”, ha dichiarato il portavoce Stéphane Dujarric.
Il vice presidente del Consiglio e Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale dell’Italia, Antonio Tajani, ha avuto due incontri separati a New York con i ministri degli Esteri dell’Azerbaigian, Jeyhun Bayramov, e dell’Armenia, Ararat Mirzoyan, per chiedere un immediato cessate il fuoco, ma soprattutto per offrire alle due parti la mediazione italiana.
Invece Recep Tayyip Erdogan, presidente della Turchia, alleato storico dell’Azerbaigian, ha dichiarato nel suo discorso all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, che il ”Karabakh è parte del territorio dell’Azerbaigian e l’imposizione di qualunque altro status nella regione non sarà mai accettato”.
La tregua è durata per circa tre anni e ora un fronte di guerra si è riaperto ai confini meridionali della Russia, che nel Karabakh ha quasi 2.000 peacekeeper dopo aver mediato un cessate il fuoco che nell’autunno del 2020 ha posto momentaneamente la parola fine alla guerra tra Baku e Erevan.