Ecuador, più di 6.000 arresti in 30 giorni nella guerra alle bande

Nei primi giorni di gennaio 2024, Daniel Noboa, giovane presidente dell’Ecuador aveva dichiarato per il Paese lo stato di “conflitto armato interno”. Oggi, un mese dopo, sarebbero almeno 6.626 le persone arrestate nella guerra che il Governo sta conducendo alla criminalità organizzata. Tra queste 241 sono state detenute con l’accusa di “presunto terrorismo”.

Nel Paese è in corso una vera e propria lotta alle gang. Il governo di Quito aveva individua ben 22 gruppi legati alla criminalità organizzata e al narcotraffico che mettevano a rischio la stabilità del Paese. Con un decreto Noboa aveva disposto “l’immediata mobilitazione e intervento delle Forze Armate e della Polizia sul territorio ecuadoriano per garantirne la sovranità e l’integrità”.

In questo lasso di tempo le autorità, oltre ai 6000 arresti, dichiarano di avere ucciso sette presunti membri di queste gang. Dall’altra parte ci sono stati due decessi tra gli agenti di polizia mentre altri, sono stati rapiti dalle organizzazioni criminali e poi rilasciati. Secondo i numeri diffusi dal Governo locale e riportati dall’ANSA, in un mese sono state sequestrate 2.116 armi da fuoco, 3.038 armi bianche, 1.197 caricatori per armi da fuoco, 144.000 proiettili e 10.000 esplosivi.

La spirale di violenza che il Governo sta cercando di combattere era nata in seguito all’evasione dal carcere di massima sicurezza di Guayaquil di Adolfo Macias, leader del cartello di narcotrafficanti Los Choneros.
Noboa è in prima linea in questa guerra e sta costruendo su di essa la sua immagine. Non mancano tuttavia le critiche al suo operato.

Hernan Reyes, sociologo e politologo dell’Università “Andina Simón Bolívar” di Quito, in un’intervista al quotidiano italiano La Stampa spiega come “I trafficanti di droga sono la punta dell’iceberg di una società in cui i loro legami con uomini d’affari, banchieri, polizia, giudici e politici sono ancora nascosti”. Il denaro del narcotraffico, secondo l’accademico, è infiltrato nell’apparato istituzionale dello Stato e in una serie di attività economiche apparentemente legali.

Più esplicite sono le accuse del leader indigeno Leonidas Iza, presidente della CONAIE (Confederazione delle Nazionalità Indigene dell’Ecuador) che a Il Fatto Quotidiano ha spiegato: “Il presidente Noboa ha dichiarato guerra, ma solo ai settori impoveriti legati al narcotraffico, quelli che fanno il lavoro sporco, che fanno il lavoro di vassalli per i grandi capi. Il governo Noboa protegge i settori più potenti legati al narcotraffico e la ‘guerra’ che sta portando avanti è solo contro i vassalli dei criminali, ovvero i poveri delle periferie della grandi città del Paese.”