Gli Stati uniti nel frattempo spiegano che parlare di genocidio è sbagliato e vedono l'unica soluzione nei "due stati"
Il Ministero degli Esteri egiziano ha annunciato l’intenzione di sostenere il Sudafrica davanti alla Corte internazionale di giustizia (CIG).
Il Sudafrica a gennaio aveva presentato il caso all’Aja (Paesi Bassi), presso la sede del tribunale per le presunte violazioni di Israele della Convenzione sul genocidio che lo stesso Paese aveva ratificato nel 1950. La distruzione e i morti a Gaza rappresenterebbero un genocidio e ora ad affiancare Pretoria c’è anche l’Egitto, e Libia, come confermato dall’ambasciata nei Paesi Bassi del Paese.
La decisione, spiega un comunicato del ministero egiziano, “Avviene alla luce del peggioramento della gravità e della portata degli attacchi israeliani contro i civili palestinesi nella Striscia di Gaza e delle pratiche sistematiche commesse contro i palestinesi, come l’attacco diretto ai civili, la distruzione delle infrastrutture nella Striscia di Gaza e lo sfollamento dei palestinesi, circostanze che hanno creato una crisi umanitaria senza precedenti”. L’Egitto avrebbe poi invitato Israele ad attenersi alle misure che la CIG ha già indicato, ovvero garantire l’accesso degli aiuti umanitari e di soccorsi oltre a chiedere un’azione immediata per il cessate il fuoco.
Nelle stesse ore gli Stati uniti, il consigliere alla sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan, ribadivano di non ritenere “quello che sta accadendo a Gaza un genocidio”.
Allo stesso tempo Sullivan ha spiegato di continuare a lavorare perché ci sia una tregua e un accordo per liberare gli ostaggi, “Il mondo dovrebbe dire a Hamas di tornare al tavolo a trattare”. E poi sul futuro: “La soluzione dei due stati è l’unica possibile” ribadendo che il sostegno statunitense, al netto delle recenti prse di posizioni di Joe Biden, è “incrollabile”.