Disgelo tra Egitto ed Etiopia che riprendono le trattative per la “Grande diga del rinascimento etiope”.
Si tratta di un grande invaso realizzato in territorio etiope, sul Nilo Azzurro, nei pressi del confine col Sudan dove prosegue il corso del fiume arrivando infine in Egitto. In questi casi vanno sottoscritti accordi tra tutti i paesi interessati dalle acque del Nilo. L’Egitto è particolarmente preoccupato perché il fiume rappresenta la principale fonte idrica di un paese altrimenti desertico. Negli anni le trattative e le dichiarazioni tra il Cairo e Addis Abeba avevano assunto l’aspetto di una saga arrivando quasi alle minacce militari dopo i tentativi falliti di mediazione degli Stati uniti e dell’Unione africana.
“Credo che il motivo principale sia la mancanza di volontà politica da parte etiope di concludere un simile accordo. Ribadisco che la questione dell’acqua del Nilo è una questione esistenziale per l’Egitto” aveva spiegato qualche settimana fa Bassam Rady, Ambasciatore d’Egitto a Roma.
Ora, secondo quanto riporta il Sole 24 ore, il presidente egiziano al-Sisi e il premier etiope Abiy Ahmed hanno concordato che un’intesa va trovata entro i prossimi 4 mesi. Questa dovrà coinvolgere anche il Sudan che si schiera con l’Egitto chiedendo ad Addis Abeba un deflusso d’acqua garantito.
La Grande diga del rinascimento etiope è lunga 1.800 metri, alta 170può contenere fino a 74 miliardi di metri cubi d’acqua e generare 5mila megawatt di energia essenziali per garantire stabilità energetica all’Etiopia. Garantire determinati flussi ai paesi “a valle” potrebbe portare a uno sfruttamento non ottimale del potenziale energetico.