Secondo il patron di Tesla i media tradizionali “non servono più”, sono desueti, un vero atavismo del passato, mentre il “futuro è il giornalismo dei social”
Al multimiliardario Elon Musk, i media tradizionali non piacciono proprio niente. “Non mi capita quasi più di leggere notizie che mi lascino qualcosa”, ha scritto Musk il 4 di ottobre su X, incoraggiando tutti gli utenti dell’ex Twitter, acquisita da Musk per 44 miliardi di dollari, a “fare i giornalisti”.
“Che senso ha leggere 1.000 parole su qualcosa che è stato postato giorni prima su X?”, si è interrogato Musk, accusando i media di essere desueti. “Il giornalismo dei cittadini è il futuro! Invito tutte le persone nel mondo a postare notizie, scritte e video, mentre stanno accadendo!”, ha aggiunto, esortando: “Non credete a quello che vi dicono, credete a quello che vedete voi!”.
L’attacco di Musk contro i media tradizionali si è aggiunto al lungo conflitto con il mondo giornalistico: nel 2022 Twitter aveva sospeso gli account di diversi giornalisti di alto profilo che coprono il social ed Elon Musk. La mossa è arrivata dopo che il patron della piattaforma ha cambiato la sua politica sugli account che tracciano i jet privati, compreso quello di Musk.
Il 1 ottobre scorso anche l’Unione europea ha lanciato un allarme sulla “disinformazione online”. Come da copione Bruxelles ha denunciato il “rischio di ingerenze russe nelle elezioni”, senza precisare però né dove, né quando, e ha bollato X come “piattaforma con il maggior rapporto di post con cattiva informazione o disinformazione”. Rivolgendosi direttamente a Musk, il vicepresidente della Commissione europea, Vera Jourova, ha detto: “Non sei esonerato dagli obblighi, saremo attenti a quello che fai”.
Le dichiarazioni di Jourova hanno fatto seguito alla pubblicazione di un rapporto su come le grandi piattaforme online rispettano il “codice di autodisciplina” contro la disinformazione, sottoscritto a giugno 2022, ma abbandonato da Twitter-X a maggio. Gli autori del rapporto hanno puntato un dito accusatore anche sull’Italia, che per Bruxelles si trova “in vetta alle classifiche della diffusione di fake news sui social”.