Dopo la caduta di Damasco Israele ha schierato le Forze di difesa nella zona cuscinetto demilitarizzata con la Siria. Il cardinale Mario Zenari, nunzio apostolico a Damasco: “In Siria la strada è ancora tutta in salita”.
Per Anwar Gargash (nella foto), consigliere diplomatico del presidente degli Emirati Arabi Uniti, Mohammed bin Zayed Al Nahyan, “tutte le fazioni siriane devono lavorare insieme per evitare il caos”. È stata questa la prima reazione di un Paese arabo alla caduta del presidente siriano, Bashar al Assad, destituito in seguito a un’operazione lampo, lanciata il 27 novembre dai gruppi armati di opposizione, guidati dal movimento jihadista-salafita Hayat Tahrir al Sham (HTS). “Speriamo di vedere i siriani lavorare insieme e di non assistere ad altri episodi di caos”, ha dichiarato Gargash nel suo intervento alla conferenza “Manama Dialogue” in corso in Bahrein.
“La Siria non è ancora fuori pericolo, mentre l’estremismo e il terrorismo rimangono una delle principali preoccupazioni”, ha sottolineato il consigliere presidenziale degli Emirati Arabi, aggiungendo di “non sapere” se Assad si trovi o meno negli Emirati. “Non lo so”, ha detto Gargash parlando alla stampa a margine del forum. Gargash ha anche aggiunto che Assad non ha mai usato la “linea di salvataggio” offertagli da vari Paesi arabi, compresi gli stessi Emirati.
Subito dopo la caduta di Damasco, la capitale siriana, le Forze di difesa d’Israele (IDF) si sono dispiegate nella zona cuscinetto demilitarizzata con la Siria e “in altri luoghi necessari alla nostra difesa”. Come ha sottolineato un rappresentante delle IDF “le forze israeliane non interferiscono negli eventi interni in Siria”, ma vogliono “garantire la sicurezza delle comunità delle alture del Golan e dei cittadini di Israele”.
Come ricorda la stampa di Tel Aviv le “alture del Golan sono una regione contesa tra Israele e Siria e annessa de facto dallo Stato ebraico nel 1981”. Le Forze di difesa d’Israele ora dovranno combattere praticamente su tre fronti: dopo Gaza e Libano i militari israeliani si sono schierati sulla cosiddetta “Linea Alpha”, all’interno della zona demilitarizzata, per la prima volta da quando è stato firmato l’Accordo sul disimpegno tra Israele e la Siria nel 1974. Il dispiegamento dei reparti della IDF è stato effettuato in coordinamento con la Forza di disimpegno degli osservatori delle Nazioni Unite (UNDOF), istituita nel 1974 per il mantenimento della pace tra Israele e la Siria dopo la fine della cosiddetta “guerra del Kippur”.
La situazione in Siria dopo la caduta del governo del presidente Bashar al Assad suscita molta preoccupazione nel mondo. Una testimonianza molto allarmante è arrivata dal cardinale Mario Zenari (nella foto), dal 2008 nunzio apostolico a Damasco, che è stato raggiunto al telefono dal Radiogiornale RSI (Radio svizzera di lingua italiana).
“Dopo la caduta di altre cittadine, si pensava che Damasco avrebbe opposto una resistenza molto agguerrita. Ma il passaggio è avvenuto senza lo spargimento di sangue che si poteva temere”, ha dichiarato il cardinale, secondo cui “quanto accaduto in questi giorni, non se lo aspettava nessuno”.
Secondo Zenari c’è chi la gente vive la caduta del regime “come una liberazione”. Ma non si sa dove porterà questo cambiamento. “La strada è ancora tutta in salita”, ha detto il cardinale, sottolineando che comunque “un cambiamento era necessario”. E conclude. “Si è aperto un varco alla speranza. Speriamo che con l’aiuto della comunità internazionale questa speranza possa essere concreta, con una ricostruzione della Siria su basi democratiche e con una ripresa economica”.