I prezzi petroliferi sono rimasti stabili dopo una picchiata, registrata subito dopo l’annuncio dell’OPEC+
L’accordo mira a sostenere il prezzo del petrolio e a garantire una maggiore stabilità del mercato globale.
I Paesi esportatori di petrolio dell’OPEC+ hanno deciso di “rinviare il ripristino della produzione petrolifera fino alla fine di dicembre 2024”. Secondo un comunicato, pubblicato sul sito web dell’organizzazione, gli “otto Paesi dell’OPEC+, la Russia, l’Arabia Saudita, l’Iraq, gli Emirati Arabi Uniti, il Kuwait, il Kazakistan, l’Algeria, l’Oman, continueranno a ridurre volontariamente la produzione di 2,2 milioni di barili al giorno fino alla fine di dicembre”.
Inizialmente, il graduale ripristino della produzione petrolifera avrebbe dovuto iniziare a ottobre, ma a settembre, in seguito a un’analisi dei mercati petroliferi, l’OPEC+ aveva deciso di rinviare l’aumento della produzione ancora di due mesi, fino a dicembre.
Con una dichiarazione separata l’Algeria, ha annunciato di aver accettato di prolungare la riduzione volontaria della produzione di 2,2 milioni di barili giornalieri fino alla fine di dicembre 2024. L’Algeria e gli altri sette Paesi dell’OPEC+ hanno stabilito tagli volontari supplementari rispetto ai limiti di produzione fissati dall’organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio “per stabilizzare la situazione dei mercato e per non permettere l’altalena dei prezzi”. L’accordo mira dunque a sostenere il prezzo del petrolio e a garantire una maggiore stabilità del mercato globale.
Come scrive il portale web “Oilprice” i “prezzi del petrolio sono scesi dopo la decisione dell’OPEC+ di posticipare la ripresa della produzione”. Ma pare che sia stata solo una “momentanea correzione dei prezzi”, dopodiché le incertezze, legate al conflitto nel Medio Oriente hanno preso il sopravvento, e i prezzi sono ritornati a crescere. A metà giornata il prezzo dei future (consegna a dicembre) del petrolio texano WTI Crude ha guadagnato il 2,71%, salendo a quota 71,37 dollari al barile, mentre il BRENT è salito a quota 74,77 dollari al barile (+2,28%).