Financial Times: 2023 l’anno nero per le banche del mondo che hanno tagliato 62.000 posti di lavoro

La maxi inchiesta del quotidiano economico e finanziario britannico segnala che il 50% dei licenziamenti è stato effettuato dagli istituti di credito di Wall Street

Il 2023 è stato uno degli anni più pesanti per le banche in tutto il mondo, che a causa della crisi finanziaria sono state costrette a “eliminare” circa 62.000 posti di lavoro. E non ci sarà nulla da fare: la preoccupante tendenza, l’emorragia vera e propria del personale altamente qualificato, è destinata a continuare nel corso del prossimo anno. Sono queste le principali conclusione di un’indagine, condotta dal quotidiano economico e finanziario britannico Financial Times, che ha tirato le somme di uno degli anni più difficili per il settore bancario americano e globale, seppur con cifre ancora molto lontane dai picchi della crisi finanziaria del 2007-2008, il biennio in cui gli istituti di credito furono costretti a “cancellare” 140.000 posti di lavoro. “Le prospettive – ha sottolineato il quotidiano britannico – non sono destinate a migliorare nel corso del 2024”.

I dati elaborati dai giornalisti investigatori del Financial Times, parlano molto chiaro: nel corso dell’anno che sta per finire le 20 banche più grandi del mondo sono state costrette e “snellire” le proprie strutture operative, eliminando ben 61.905 posti di lavoro. Ma il numero “reale” dei licenziamenti potrebbe essere molto più elevato dal momento che l’indagine “non ha analizzato la situazione delle banche piccole”.

I tagli più rilevanti hanno colpito il settore bancario degli Stati Uniti: le big americane hanno licenziato oltre 30.000 dipendenti, ovvero la metà della forza lavoro ridotta. E questo perché le attività di investment banking degli istituti di Wall Street “hanno faticato a far fronte alla velocità degli aumenti dei tassi di interesse”. Come ha sottolineato il FT “le banche d’investimento hanno registrato infatti il secondo anno consecutivo di crollo delle commissioni a causa della riduzione delle transazioni e delle quotazioni pubbliche, lasciando Wall Street a cercare di proteggere i margini di profitto riducendo il personale”.

Come “caso emblematico” il quotidiano cita quello della banca statunitense Wells Fargo, che nel solo mese di dicembre 2023 ha rivelato di aver ridotto il suo organico globale di 12.000 unità, portandolo a 230.000 dipendenti. Wells Fargo ha dichiarato di “aver speso nel terzo trimestre del 2023 ben 186 milioni di dollari in costi di licenziamento”, mentre il ceo, Charlie Scharf, ha precisato che “la banca ha messo da parte ancora un miliardo di dollari per ulteriori costi di buonuscita”, lasciando intendere che molte migliaia di posti di lavoro potrebbero essere ancora a rischio.

Per quanto riguarda le altre big di Wall Street il Financial Times ha precisato che Citigroup ha tagliato nel 2023 circa 5.000 posti di lavoro, seguita da Morgan Stanley (-4.800 dipendenti), da Bank of America (-4.000), da Goldman Sachs (-3.200) e da JpMorgan Chase (-1.000).

Il quotidiano britannico ha sottolineato che non è un “caso solo americano”: l’acquisizione del gruppo bancario Credit Suisse da parte di UBS ha provocato la riduzione di 13.000 posti di lavoro e si prevedono altre “grandi ondate di licenziamenti” per l’anno prossimo. “Non c’è stabilità, né investimenti, né crescita nella maggior parte delle banche e probabilmente ci saranno altri tagli di posti di lavoro”, ha dichiarato all’FT, Lee Thacker, presidente della società di headhunting nel settore delle finanze, Silvermine Partners. Anche l’amministratore delegato di UBS, Sergio Ermotti, scrive il quotidiano, aveva segnalato che il 2024 sarà “l’anno cruciale” per l’acquisizione e gli analisti si aspettano che “altre migliaia di posti di lavoro vengano soppressi nei prossimi mesi”.

Alcune grandi banche, tra cui HSBC e Commerzbank, non hanno fatto licenziamenti nel 2023, dopo le enormi riduzioni di personale negli ultimi anni. Stando alle dichiarazioni di analisti, interpellati dal quotidiano britannico, “a meno che non si verifichi una ripresa dell’attività di investment banking, è improbabile che le prospettive per i posti di lavoro nel settore bancario a livello globale migliorino nel prossimo anno”.