La perdita di una parte consistente dei guadagni provenienti dal traffico marittimo attraverso il Canale di Suez la Banca centrale dell’Egitto ha dovuto aumentare il tasso di riferimento subito del 2 per cento
Il Fondo monetario internazionale (FMI) è “molto vicino” alla conclusione di uno storico accordo di prestito con l’Egitto. Come ha dichiarato il direttore del Fondo, Kristalina Georgieva, nel corso di una conferenza stampa a Washington, “potremmo aver bisogno di un po’ più di tempo. Stiamo percorrendo l’ultimo tratto e stiamo lavorando sui dettagli dell’attuazione. Sia il Fondo che le autorità egiziane vogliono realizzare il progetto nel modo più giusto possibile”, ha commento Georgieva.
Nel 2023 il Fondo ha sospeso gli esborsi di un precedente prestito di 3 miliardi di dollari perché Il Cairo non “sarebbe riuscito a soddisfare la condizione di base che prevedeva il passaggio a un sistema di tassi di cambio flessibili”. Inoltre gli impegni che il Governo del presidente Abdel Fattah Al-Sisi aveva assunto nei confronti dell’Istituzione finanziaria internazionale prevedevano una graduale riduzione dell’“impronta” dello Stato e delle Forze armate egiziane nell’economia.
Ma dopo l’inizio il 7 ottobre scorso del conflitto armato tra Israele e Hamas, nonché l’escalation della tensione nell’area del Mar Rosso e la successiva riduzione degli incassi dell’Egitto dal traffico marittimo attraverso il Canale di Suez, questi fattori hanno spinto l’FMI a ritornare al tavolo delle trattative per portare avanti un accordo di prestito ampliato. “Siamo molto preoccupati” per la situazione dei Paesi che “confinano con l’epicentro” della guerra nella Striscia di Gaza, ha detto Georgieva, secondo la quale “il gap finanziario dell’Egitto è in rapido aumento dopo la perdita delle entrate dal Canale di Suez”.
La situazione economica e finanziaria dell’Egitto diventa sempre più drammatica. Il 1° febbraio la Banca centrale del Paese nordafricano ha aumentato i tassi di interesse subito del 2%, portandoli al 21,25% per i depositi e al 22,25% per i prestiti. Il giorno prima, il Regolatore aveva emesso una direttiva alle banche egiziane, stabilendo un limite massimo giornaliero di 150.000 sterline egiziane (circa 5.000 euro) per i prelievi da singoli conti o da tutti i conti di un cliente.
Dal 17 gennaio in Egitto si trovava una missione speciale dell’FMI con a capo Ivanna Vladkova Hollar. Sono stati concordati in linea di principio la prima e anche la seconda revisioni del Programma egiziano di riforme sostenuto dai prestiti ampliati (Extended Fund Facility, EFF), uno strumento straordinario con il quale l’FMI fornisce assistenza finanziaria ai Paesi che si trovano ad affrontare gravi problemi di bilancia dei pagamenti a medio termine a causa di debolezze strutturali delle economie nazionali. “Sono stati concordati i principali elementi politici del programma. Le autorità egiziane hanno espresso un forte impegno ad agire tempestivamente su tutti gli aspetti critici del programma di riforma economica dell’Egitto”, ha detto Ivanna Vladkova Hollar, dopo che il 1° febbraio la missione del Fondo ha concluso un ciclo di colloqui.
Tra l’altro le parti hanno sottolineato “l’importanza di rafforzare la spesa sociale per proteggere i gruppi vulnerabili” per “garantire condizioni di vita adeguate alle famiglie a basso e medio reddito che sono state particolarmente colpite dall’aumento dei prezzi”. Ma c’è chi in Egitto critica l’attuale turno di colloqui con il Fondo monetario. Come ha detto all’emittente saudita “Al Arabiya” una fonte governativa egiziana “ben informata” il “possibile accordo tra l’Egitto e l’FMI prevede prima di tutto una rapida svalutazione della sterlina egiziana”, mentre il Fondo si impegna ad estendere la durata del prestito che dovrà salire da 3 a 7 miliardi di dollari. L’obiettivo della condizione sine qua non posta dall’FMI e quello di ridurre la disparità tra i tassi ufficiali e quelli del mercato parallelo della sterlina rispetto al dollaro USA: mentre l’attuale quotazione della Banca centrale dell’Egitto è di circa 30 sterline per un dollaro, al mercato nero il prezzo raggiunge anche le 70 sterline.