La frammentazione del mondo sia sul piano geopolitico, che su quello economico-commerciale è veramente “preoccupante e minaccia lo sviluppo sostenibile”. Il monito è arrivato dal Fondo monetario internazionale (FMI) cha ha pubblicato un rapporto sulla produzione e sul commercio globale delle materie prime essenziali, dal petrolio al caffè.
“Anche il mondo economico e commerciale è suddiviso in due maggiori blocchi con a capo USA-Europa e Cina-Russia, che tra di loro commerciano le materie prime poco o niente”, hanno sottolineato gli esperti dell’FMI, secondo i quali la “crescente frammentazione geopolitica del mondo minaccia di rompere le tradizionali supply chain e di portare a un’impennata dei prezzi non soltanto delle materie prime strategiche, ma anche di prodotti agricoli fondamentali”.
Lo studio, nel quale i ricercatori hanno analizzato le ricchissime statistiche raccolte dai Servizi geologici degli Stati Uniti, della Gran Bretagna, dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) e dall’Agenzia internazionale dell’energia (IEA) rappresenta una database inedita sulla produzione e sul commercio di materie prime nel mondo.
Per l’FMI non può non preoccupare la concentrazione di molte produzioni in pochi Paesi. Per esempio la produzione di wolframio mondiale è concentrata attualmente in Cina (85% della produzione totale), in Vietnam (5%) e in Russia (3%). Quella delle terre rare si trova sempre in Cina (70%), in Myanmar (11%) e in Australia (8%), mentre la produzione di olio di pama è concentrata in Indonesia (60%), in Malesia (25%) e in Tailandia (4%).
La Russia rientra nella trojka dei maggiori produttori globali di una decina di materie prime che vanno dal wolframio (3%), all’antimonio (16%), al silicio (7%), al magnesio (9%), al nickel (9%), al potassio (17%), ai semi di girasole (27%), al gas naturale (18%), al petrolio (12%) e al grano (10%).
Gli esperti dell’FMI hanno notato però che nel 2023 la situazione potrebbe essere leggermente diversa dal quadro presentato nel rapporto, perché i dati analizzati risalgono al 2019, l’anno precedente alla pandemia del Covid. Lo studio specializzato ha preceduto la pubblicazione del nuovo rapporto fondamentale dell’FMI del titolo “World economic outlook” che dovrà uscire il 10 di ottobre 2023.