Dopo aver subito i colpi per la pandemia del Covid, per il conflitto armato in Ucraina e ora per la guerra in Israele, l’economia mondiale ha rallentato i ritmi di crescita, ma non è crollata
Il Fondo monetario internazionale (FMI) ha pubblicato il suo rapporto annuale del titolo “World Economic Outlook: navigating global divergences” (Outlook economico mondiale: navigando nelle divergenze globali), nel quale il punto centrale riguarda il rallentamento della crescita economica mondiale nel 2023 e una frenata ulteriore l’anno prossimo. Secondo gli analisti dell’FMI “un rallentamento investirà maggiormente i Paesi economicamente sviluppati e meno quelli emergenti”.
Il rapporto, presentato al meeting annuale dell’FMI a Marrakech, in Marocco, prevede che il “PIL globale dovrà aumentare nel 2023 del 3%, segnando un rallentamento dello 0,5% rispetto all’anno precedente”. L’anno prossimo la crescita globale continuerà a segnare il passo, rallentando al +2,9% (la precedente stima di crescita per il 2024 era stata del 3%). Il direttore della Ricerca economica dell’FMI, che ha presentato il rapporto, Pierre Olivier Gourinchas, ha dichiarato che “l’economia globale sta zoppicando, non sprintando”.
Tra le principali cause del rallentamento gli autori del rapporto hanno indicato l’escalation del conflitto armato tra la Russia e l’Ucraina, più la crescente frammentazione dell’economia mondiale che minaccia le pericolose interruzioni delle supply chain. Ci sono anche alcuni fattori di carattere “ciclico” tra cui la stretta monetaria delle Banche centrali del mondo contro l’inflazione, la riduzione della disponibilità degli aiuti finanziari pubblici e gli eventi climatici estremi, che nel 2023 di certo non sono mancati. Da alcuni giorni a Hong Kong i trasporti non funzionano, scuole e molte aziende, tra cui la Borsa, sono chiuse a causa del tifone Koinu.
L’inflazione globale continua a rallentare, passando dal 9,2% nel 2022 su base annua al 5,9% quest’anno, con la previsione del 4,8% per il 2024. Anche l’inflazione di fondo, che esclude i prezzi dei generi alimentari e dell’energia, dovrebbe diminuire, sebbene più gradualmente, al 4,5% l’anno prossimo. La maggior parte dei Paesi, tuttavia, non riuscirà a riportare il costo della vita all’obiettivo del 2% prima del 2025.
Secondo gli esperti dell’FMI le proiezioni economiche e finanziarie “sono sempre più coerenti” con uno scenario di “atterraggio morbido”. Nelle economie avanzate, la “crescita rallenterà dal 2,6% del 2022, all’1,5% quest’anno e all’1,4% nel 2024”. Le cose andranno meglio del previsto negli USA, ma un po’ peggio sia nella Zona dell’euro che in Europa in generale. L’economia degli Stati Uniti dovrà crescere di almeno il 2,1% nel 2023, per rallentare all’1,5% nel 2024, con una revisione al rialzo pari allo +0,3% (2023) e allo +0,5% (2024) rispetto alle stime pubblicate dall’FMI a luglio.
Invece il PIL dell’area della moneta unica europea dovrebbe aumentare quest’anno soltanto dello 0,7% (lo 0,2% in meno rispetto alla stima dell’FMI di luglio) e dell’1,2% (-0,3%) nel 2024. A frenare l’economia dell’Eurozona sarà la Germania, cha secondo il Fondo monetario sta entrando in recessione, con una contrazione del suo PIL dello 0,5%, prima di tornare a crescere dello 0,9% nel 2024.
Infine il rapporto dell’FMI sostiene che le economie dei Paesi emergenti e in via di sviluppo “dovranno crescere del 4% sia quest’anno che nel 2024”. In Cina la crescita sarà rallentata dalla crisi del settore immobiliare. Il PIL cinese dovrà aumentare del 5% nel 2023 (-0,2% rispetto alla stima di luglio) e ancora del 4% (-0,3%) nel 2024. L’India dovrà crescere più della Cina. Nel periodo 2023-2024 l’attività economica indiana dovrà aumentare a un ritmo del 6,3% all’anno.