Il neo premier ha aperto le consultazioni per il nuovo esecutivo francese. La sinistra è in rivolta
Il prossimo governo francese lavorerà in autonomia dal presidente Emmanuel Macron, ma al tempo stesso porterà avanti alcune politiche del passato esecutivo. Michel Barnier, nuovo primo ministro francese, sta lavorando per mettere insieme un governo, e non sarà facile, anche se il 73 enne ex ministro francese ed ex capo negoziatore della UE per la Brexit, esprime sicurezza e ottimismo.
Le consultazioni sono iniziati per quello che Barnier ha definito un “governo di unione al servizio della nazione”. Barnier dovrà dare fondo a tutte le sue capacità di mediatore per traghettare la Francia fuori da una grave crisi politica e con un Parlamento senza maggioranza. L’intenzione è chiaramente quella di non limitarsi al suo gruppo politico di stampo conservatore ma di includere anche alcuni membri del gruppo che fa capo a Macron e anche a membri della sinistra.“Non c’è una linea rossa, dobbiamo aprire la porta a tutti coloro che lo desiderano”, ha spiegato Barnier.
Per il 73 enne politico nominato premier da Macron il 5 settembre ci sono due scogli politici principali: la formazione del governo e poi par passare le riforme e il bilancio in una Francia che deve ridurre il suo deficit sotto la pressione di Bruxelles.
Nel frattempo la sinistra, che non ha approvato la nomina considerandola una negazione dei risultati elettorali, è sul piede di guerra e ha indetto manifestazioni per il fine settimana: il Partito socialista, che rappresenta il gruppo più numeroso all’Assemblea, ha parlato di “voto rubato” ai francesi e il segretario Olivier Faure, ha spiegato che nessuno del suo partito entrerà nel governo che si sta formando. L’ala più radicale della sinistra, ovvero La France Insoumise di Mélenchon ha etichettato la scelta di Barnier come un “colpo di mano” e chiama i francesi alla protesta.
Nel frattempo Barnier ha spiegato che non vuole abrogare l’innalzamento dell’età pensionabile a 64 anni da 62 anni. “Non dobbiamo rimettere in discussione questa legge che è stata adottata in circostanze molto difficili”, tendendo però una mano alla sinistra spiegando di voler promuovere politiche per proteggere i più vulnerabili. Il neo premier ha parlato anche di immigrazione: “C’è ancora la sensazione che i nostri confini siano dei setacci e che i flussi migratori non siano controllati” strizzando l’occhio alla destra e al Rassemblement National che gli analisti sostengono sia stato fondamentale, con il suo “silenzioso assenso”, per la sua nomina. Rassemblement National che ha già annunciato che non intende partecipare al governo e ha minacciato il voto contrario dei suoi 126 deputati.