Fuga da Haiti, in un mese via in 95.000 da Port-Au-Prince

La situazione nella capitale si è ulteriormente aggravata dopo le dimissioni del primo ministro Ariel Henry

Nelle ultime settimane la situazione di Haiti è – se possibile – peggiorata ulteriormente. Le gang che imperversano per il Paese hanno preso ulteriore potere da quando, un mese fa, il primo ministro Ariel Henry ha annunciato le sue dimissioni. La crisi umanitaria è sempre più grave: le sparatorie sono all’ordine del giorno, i porti sono sono chiusi, gli ospedali al collasso e mal forniti e il cibo scarseggia.

Secondo quanto comunicato dall’Organizzazione internazionale delle migrazioni (OIM), viste le pessime condizioni di sicurezza, 95.000 persone Dall’8 marzo al 9 aprile, secondo quanto ripreso dall’ANSA, le stazioni degli autobus della capitale, hanno registrato 94.821 partenze. Cifre che sono chiaramente per difetto visto “perché non riflettono l’intero flusso, dato alcuni sfollati non passano necessariamente attraverso i punti di raccolta dati”.

Le destinazioni principali di questa migrazione interna sono i dipartimenti del Grand Sud, una zona che già ospita oltre 100.000 sfollati negli ultimi mesi, ma queste aree non dispongono di strutture e mezzi per ospitare tante persone.

Intanto negli USA, secondo quanto riporta Reuters, crescono le pressioni perché le autorità intraprendano azioni per bloccare i flussi di armi che raggiungono Haiti e che arrivano principalmente da traffici provenienti dai porti della Florida. Allo stesso tempo si chiede di fermare il rimpatrio forzato dei migranti.