Il valico di Rafah, che collega il sud della Striscia di Gaza con l’Egitto, è stato aperto permettendo il passaggio di aiuti destinati alla popolazione palestinese per poi essere richiuso.
La mattina del 21 ottobre alcuni camion, che erano bloccati in Egitto, sono riusciti a entrare attraverso il confine sud della Striscia, l’unico non controllato da Israele. I mezzi sono passati dal valico di Kerem Shalom che nelle scorse ore era stato reso agibile dopo i bombardamenti israeliani permettendo così il passaggio degli aiuti sono stati portati a due centri di smistamento predisposti dalla “Mezzaluna rossa” e dall’ UNRWA (un ente dell’ONU) nel sud della Striscia a Rafah e a Deir el Ballah.
Dall’attacco di Hamas del 7 ottobre Israele aveva imposto un blocco totale “imprigionando” di fatto oltre 2 milioni di persone nel territorio che è stato poi sottoposto a intensi bombardamenti aerei.
Le Nazioni Unite avevano lanciato nei giorni scorso l’allarme per una “catastrofe umanitaria” a Gaza, e il segretario generale, Antonio Guterres, aveva lanciato un appello per un “cessate il fuoco umanitario”. La popolazione di Gaza è alle prese con scarsità di cibo, acqua e manca carburante persino per alimentare i generatori di emergenza degli ospedali.
Mahmud a-Nairab, capo della delegazione della “Mezzaluna rossa” palestinese, ha detto all’ANSA che gi aiuti consistono prevalentemente in medicinali per gli ospedali, scorte di alimentari, acqua e materassi ma non ci sarebbero, secondo le prime notizie, forniture di carburante. Il valico di Rafah non è stato comunque aperto ai civili che non hanno potuto quindi mettersi al sicuro in Egitto.
“Il primo convoglio non sia l’ultimo – ha spiegato Martin Griffiths, capo dell’agenzia umanitaria dell’ONU – Sono fiducioso che questa spedizione sarà l’inizio di uno sforzo sostenibile per fornire beni essenziali, tra cui cibo, acqua, medicine e carburante, agli abitanti di Gaza in modo sicuro, incondizionato e senza ostacoli”.