Gaza: progressi positivi ma lenti nei negoziati tra Israele e Hamas

Il Governo israeliano autorizza la chiusura nel Paese di “Al Jazeera”

I negoziati indiretti in corso a Il Cairo tra Hamas e Israele, mediati dall’Egitto e dal Qatar, “stanno registrando progressi positivi”. Lo ha dichiarato una fonte di alto livello presso il ministero degli Esteri egiziano all’agenzia stampa “Al Qahera News”. Secondo la stessa fonte uno dei punti nevralgici del futuro accordo, che rallenta le discussioni, riguarda “il ritorno dei palestinesi sfollati dal sud di Gaza al nord della Striscia”.

L’insistente richiesta di Hamas di inserire questo punto nel testo finale dell’intesa ha causato un’ennesima frenata nei negoziati, volti ad arrivare a una tregua nella Striscia di Gaza e alla liberazione degli ostaggi israeliani. Il membro dell’ufficio politico di Hamas, Husam Badran, ha accusato il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, di “non mostrare interesse nell’accordo”, pur sottolineando che la “proposta in discussione attualmente a Il Cairo è la migliore finora presentata”.

Un duro monito a Netanyahu è arrivato dalle famiglie dei prigionieri israeliani a Gaza, che hanno chiesto al capo del Governo dello Stato ebraico “di prendere l’iniziativa, mostrare coraggio e ottenere il ritorno di tutti i 132 gli ostaggi detenuti da Hamas”. Secondo i familiari degli ostaggi, catturati da Hamas durante il cruento attacco contro Israele il 7 ottobre del 2023 “la storia non perdonerà Netanyahu, qualora dovesse perdere questa opportunità di restituire ai parenti i loro cari”.

Sia nella società israeliana, che ai vertici politici a Tel Aviv c’è un vero braccio di ferro sui colloqui con Hamas. Il ministro israeliano per la Sicurezza nazionale, Itamar Ben-Gvir, leader del partito di estrema destra “Otzma Yehudit”, ha esortato Netanyahu a rifiutare l’accordo “sconsiderato” con Hamas e ad avviare il più presto possibile un’operazione militare di terra a Rafah, città palestinese nel sud della Striscia di Gaza, che ospita centinaia di migliaia di rifugiati ma anche, secondo l’intelligence israeliana, la leadership di Hamas.

Anche la guerra mediatica tra Israele e i Paesi arabi diventa sempre più serrata. Domenica, 5 maggio, il Governo di Israele ha autorizzato all’unanimità la chiusura delle attività di “Al Jazeera”, l’emittente televisiva del Qatar, in linea con una legge approvata dalla Knesset in aprile. Il ministro delle Comunicazioni, Shlomo Karhi, che aveva promosso la legge, ha firmato immediatamente gli ordini per attuare la decisione. “I nostri ordini entreranno in vigore immediatamente. È passato troppo tempo e ci sono stati troppi ostacoli legali inutili per fermare finalmente la ben oliata macchina di incitamento di ‘Al Jazeera’, che nuoce alla sicurezza dello Stato”, ha sottolineato Karhi, che ha ora i poteri di ordinare il blocco delle trasmissioni di “Al Jazeera”, di disporre la chiusura degli uffici israeliani del canale, di confiscare le apparecchiature tecniche, compresi eventualmente i cellulari e infine di bloccare l’accesso al sito web “di Al Jazeera”.