Gli USA esprimono speranze per una tregua che secondo quanto spiega Hezbollah porterebbe anche alla fine degli scontri in Libano
Hamas e Israele starebbero arrivando a un accordo relativamente alla seconda fase di un’eventuale tregua secondo cui nella Striscia di Gaza verrebbe instaurato un “governo ad interim” che escluderebbe il controllo di entrambe le parti in conflitto. Ci sarebbe già un accordo di massima e le parti starebbero trattando sui dettagli.
E’ quando riporta David Ignatius sul Washington Post spiegando che la sicurezza dovrebbe essere “garantita da una forza addestrata dagli Stati Uniti e sostenuta da alleati arabi moderati, in base ad un gruppo di circa 2.500 sostenitori dell’ANP a Gaza, già controllati da Israele”.
Nel frattempo gli Stati uniti hanno espresso un cauto ottimismo su una possibile intesa per la tregua tra Hamas e Israele che comprenda un cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas. “Siamo cautamente ottimisti che le cose stiano andando nella direzione giusta – ha spiegato alla CNN John Kirby portavoce della sicurezza nazionale – Ci sono ancora lacune che restano tra le parti ma crediamo che possano essere superate”.
E quando le armi saranno silenziate a Gaza, cesseranno anche i conflitti in Libano, secondo quanto spiegato da Hassan Nasrallah, leader di Hezbolla e riportato da Al Jazeera: “Se si dovesse arrivare a un cessate il fuoco su Gaza, il nostro fronte si chiude senza ulteriori discussioni o negoziati. Hamas sta negoziando a nome di tutto l’asse della resistenza, accetteremo qualunque posizione accettata da Hamas”.
Nel frattempo la situazione a Gaza continua ad essere sempre più insostenibile: “Il livello di combattimenti e distruzioni che abbiamo visto negli ultimi giorni è davvero sconvolgente”, ha commentato Muhannad Hadi delle Nazioni Unite e l’ONG Medici Senza Frontiere ha fatto sapere di essere stata costretta a chiudere anche l’ultima struttura sanitaria nel nord della Striscia dopo l’ordine di evacuazione diramato dall’esercito israeliano l’8 luglio. “Non sappiamo cosa mangiare o bere, dove andare o dove dormire. Alla fine dormiamo per strada”, ha commentato Suhail Habib, un’operatore della ONG secondo quanto riporta RaiNews.