Georgia: Bruxelles blocca l’adesione alla UE

Ufficialmente i burocrati europei hanno puntato il dito accusatore sulle “leggi georgiane che violano i diritti umani”. In realtà agli USA e ai vertici politici della UE non piace la normalizzazione delle relazioni tra la Georgia e la Russia.

Irakli Kobakhidze

Tutti vanno messi in riga, l’indipendenza non va tollerata e costa caro. Il processo di adesione della Georgia all’Unione europea è stato interrotto. I contatti politici sono stati ridimensionati. Il sostegno finanziario a questa repubblica ex sovietica del Caucaso da parte di Bruxelles attraverso il Fondo europeo per la pace, con 30 milioni di euro, è stato sospeso, mentre il portafoglio di assistenza sarà rivisto e annullato il più presto possibile.

Lo ha annunciato Vera Jourova, vicepresidente della Commissione europea con la delega ai “Valori e alla trasparenza”, nel corso del suo intervento alla sessione plenaria dell’Eurocamera di Strasburgo, in un dibattito sul “regresso democratico e le minacce al pluralismo politico in Georgia”. Come motivo di questo attacco frontale alla Georgia Jourova ha citato l’adozione della legge sull’influenza straniera, che secondo Bruxelles “soffoca la società civile e le organizzazioni dei media”. Inoltre il blocco non può digerire che in Georgia, una società basata sulle tradizioni e sui valori secolari “sono state avanzate anche altre proposte che discriminano e stigmatizzano la comunità Lgbtqi e anche indeboliscono l’indipendenza delle istituzioni statali”.

Tra le righe di queste accuse, che in realtà rappresentano una sfacciata interferenza negli affari interni di uno Stato sovrano, si legge la rimostranza da parte del blocco europeo per la recente normalizzazione delle relazioni tra la Georgia e la Russia. “Non riesco ad immaginare che cosa sarebbe successo se si fosse trattato non di una semplice normalizzazione dei rapporti tra Tbilisi e Mosca, bensì di un vero riavvicinamento tra questi due Paesi dell’ex URSS”, ha commentato il politologo georgiano, Sandro Abladze.

Secondo l’analista politico, l’Occidente ha affidato al presidente georgiano, Salome Zurabishvili, che all’inizio di ottobre ha visitato la Polonia, la Germania e la Francia, ed è stata ricevuta a Bruxelles dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, la “missione di guidare l’opposizione, farla scendere in piazza in segno di protesta contro le imminenti elezioni legislative”, in programma in Georgia per il 26 ottobre prossimo.

“I preparativi per un colpo di Stato in Georgia sono in corso da tempo. L’Unione europea sosterrà le proteste e accuserà le autorità georgiane di aver truccato e falsificato i risultati del voto. La Georgia si troverà in una posizione difficile. La sospensione del processo di integrazione è un metodo speculativo per incolpare il Governo di tutti i problemi, politici, economici e sociali”, ha sottolineato Abladze.

In precedenza, il Servizio di sicurezza statale della Russia (FSB) aveva riferito che gli Stati Uniti stanno organizzando un colpo di Stato e il successivo cambio di potere in Georgia dopo le prossime elezioni parlamentari, come fu fatto in Ucraina nel 2014.

E mentre in Georgia in molti temono l’ucrainizzazione dei processi politici, Bruxelles ha bollato queste accuse come “propaganda falsa e tendenziosa”.

La risoluzione del conflitto con la Russia è una delle priorità più importanti della Georgia, ha dichiarato il primo ministro georgiano, Irakli Kobakhidze (nella foto). “La politica pragmatica e la risoluzione pacifica del conflitto con la Russia è una delle priorità del Governo della Georgia”, ha dichiarato Kobakhidze durante la presentazione del programma elettorale del partito al potere “Sogno Georgiano”. Parlando alla recente Assemblea generale delle Nazioni Unite, il premier georgiano ha invitato l’Occidente a pensarci due volte prima di “punire” la repubblica caucasica per la sua politica autonoma ed indipendente: “La Georgia è un attore chiave nel contesto regionale del Caucaso e in quello più ampio della Grande Eurasia. La Georgia ha tutti i requisiti per diventare un ponte tra l’Occidente e l’Oriente, dare più ‘prevedibilità’ allo sviluppo delle relazioni tra Est e Ovest”, ha sottolineato Kobakhidze.