L’opposizione georgiana: “La nuova legge è un ostacolo per il cammino della repubblica caucasica verso l’Europa”
Il presidente della Georgia, Salomé Zurabishvili, ha usato il suo diritto per mettere il veto alla legge sui cosiddetti “agenti stranieri”, che era stata approvata dal Parlamento di Tbilisi in terza e definitiva lettura martedì, 14 maggio. Da più di un mese nell’ex repubblica sovietica del Caucaso sono in corso proteste popolari contro la legge, bollata dall’opposizione come “contraria alla libertà di espressione”.
La legge è stata voluta fortemente dal Governo, guidato dal partito “Kartuli Ontseba” (Sogno Georgiano), secondo cui la legge è stata elaborata sul modello di una analoga norma degli Stati Uniti, chiamata “Foreign Agents Registration Act”, (FARA), in vigore begli USA sin dal 1938. L’opposizione e il presidente, Zurabishvili, hanno dichiarato che la nuova legge “contraddice la lettera e lo spirito della Costituzione della Georgia e rappresenterà un ostacolo per il cammino della repubblica caucasica verso l’Europa».
In Georgia, la repubblica parlamentare, il presidente ha un ruolo perlopiù “cerimoniale”, e il potere di veto permette al Capo dello Stato solo di “posticipare l’entrata in vigore della legge”: il Parlamento ha il diritto di respingere il veto e far entrare la legge in vigore ugualmente. In questo caso, la maggioranza ha abbastanza voti in Parlamento per farlo, e quindi la legge entrerà comunque in vigore, con ogni probabilità.
Nel dicembre del 2023 la Georgia ha ottenuto lo status di Paese candidato a entrare nell’Unione Europea, ma per proseguire in questo percorso dovrà dimostrare di garantire il corretto funzionamento delle istituzioni democratiche e il rispetto dello stato di diritto: i critici della nuova legge sostengono che questa “limiterà le libertà democratiche nel Paese”.