Germania: lavoratori della Volkswagen in sciopero

L’obiettivo della protesta: salvare dalla chiusura le fabbriche del principale costruttore di autovetture tedesco.

È scattata lunedì, 2 dicembre, in tutta la Germania l’agitazione sindacale di massa che sta paralizzando i processi produttivi di Volkswagen, il maggiore costruttore di veicoli tedesco. In seguito all’appello del sindacato metalmeccanico IG Metall, che ha indetto l’azione, i dipendenti della Volkswagen hanno dato il via a una serie di scioperi nelle fabbriche del gruppo in Germania in segno di protesta contro la chiusura di almeno due stabilimenti della casa automobilistica e i previsti tagli di migliaia di posti di lavoro.

Come scrive la stampa tedesca gli scioperi “ad oltranza” minacciano una grave controversia industriale nel bel mezzo della campagna elettorale per le elezioni in programma per il 23 febbraio del 2025.

Secondo il sindacato metalmeccanico IG Metall, citato dai giornali tedeschi tra cui “Die Zeit”, “sono previste agitazioni negli stabilimenti in tutto il Paese, compresa la sede centrale del principale gruppo automobilistico europeo a Wolfsburg”. Oltre a Wolfsburg lo sciopero ha colpito una decina di principali stabilimenti della Volkswagen a Zwickau e Hannover, Emden, Kassel-Baunatal, Braunschweig, Salzgitter, Chemnitz nonché una fabbrica di vetri per autovetture “Gläserne Manufaktur” a Dresda.

Come hanno inoltre avvertito i leader sindacali “si tratta della prima fase di un movimento sociale su larga scala che potrebbe raggiungere proporzioni senza precedenti, qualora il management del gruppo e i rappresentanti dei lavoratori non riuscissero a trovare un accordo sulle misure per ripristinare la competitività dell’azienda”.

I media europei hanno ricordato che le proteste della Volkswagen, simbolo della grave crisi economica della Germania, “assume una particolare risonanza” nel pieno della campagna per le imminenti elezioni legislative in Germania. “Se necessario, sarà la lotta collettiva più dura che Volkswagen abbia mai visto”, ha avvertito la dirigenza sindacale dell’IG Metall, che si è detta pronta a un conflitto sociale come quello che la Germania “non vede da decenni”.

A settembre, la Volkswagen ha annunciato che stava preparando un drastico piano di risparmio, cercando di ridurre i costi di diversi miliardi di euro nei suoi stabilimenti tedeschi. Nei due mesi passati si sono tenuti tre cicli di negoziazioni molto teste tra i top manager della Volkswagen e i sindacati, che si sono conclusi con un nulla di fatto. Il braccio di ferro è entrato in una fase critica venerdì, 29 novembre, quando la direzione ha respinto una controproposta sindacale volta a ridurre i costi senza chiudere gli impianti in Germania. Il gruppo ha deciso che l’offerta era “impraticabile”.

A novembre Thomas Schäfer, a capo della VW, il marchio più in difficoltà del gruppo che comprende pure Audi, Porsche, Seat e Škoda, ha ribadito che “dobbiamo ridurre la nostra capacità produttiva”. Secondo IG Metall, Volkswagen sta valutando la possibilità di chiudere tre fabbriche in Germania, il che sarebbe la prima volta nei suoi 87 anni di storia. Il produttore ha dieci siti produttivi nel Paese e circa 300.000 dipendenti, di cui 120.000 per il solo marchio VW.