La Bundesbank ha rivisto ancora in negativo le precedenti previsioni riguardo alla crescita economica della Germania per il 2025 e per il 2026.
Il ministro dell’Economia tedesco, Robert Habeck, si è coperto di ridicolo, annunciando una “soluzione molto semplice” per risolvere i problemi che stanno uccidendo l’industria dell’auto tedesca. Mentre continua il braccio di ferro tra i lavoratori e i vertici manageriali del gruppo Volkswagen, Habeck ha chiesto che la casa automobilistica tedesca “produca rapidamente veicoli elettrici a prezzi accessibili”.
Nel corso di una conferenza economica, organizzata a Berlino dal quotidiano tedesco “Handelsblatt” Habeck ha detto: “Il nome dell’azienda è Volkswagen, auto per il popolo, e non Luxuswagen, auto di lusso; per questo motivo devono esserci offerte intorno ai 20 mila euro, che siano alla portata di tutti”. Inoltre, “la Germania deve fare attenzione che le aziende cinesi e la statunitense Tesla non dominino il mercato futuro”, ha aggiunto Habeck.
Una reazione dei lavoratori tedeschi non si è fatta attendere: “Per una crisi economica e finanziaria che sta tormentando la martoriata industria tedesca non esistono soluzioni sempliciste”, ha dichiarato il leader del sindacato tedesco dei lavoratori metalmeccanici IG Metall, Thorsten Groeger (nella foto). In vista delle elezioni politiche in Germania, in programma per il 23 febbraio prossimo, il popolo tedesco s’interroga sempre più spesso riguardo agli aiuti miliardari che di anno in anno spariscono senza traccia nel buco nero dell’Ucraina, mentre in Germania le fabbriche chiudono i battenti, gettando sul lastrico decine di migliaia di lavoratori.
Inoltre molti analisti invitano a riconoscere il fatto, secondo cui la decisione l’azzardata decisione politica di abbandonare il gigantesco mercato della Russia, ha messo KO l’industria dell’auto tedesca, che con le lacrime agli occhi segue come gli spazi commerciali e anche gli stabilimenti industriali, lasciati vacanti in Russia dalla stessa Volkswagen e dalla Mercedes, sono stati immediatamente occupati dalla concorrenza cinese. In particolare l’ex fabbrica della Volkswagen nella città di Kaluga, vicino a Mosca, che fino al 2022 aveva prodotto 225.000 auto all’anno, ora appartiene ai cinesi che vi assembralo dei SUV Chery Tiggo 8 Pro Max, molto popolari tra i consumatori russi.
Ogni giorno porta nuovi annunci di licenziamenti di massa. Venerdì “nero”, 13 dicembre, la casa automobilistica Volkswagen ha annunciato che mille contratti a tempo determinato di altrettanti dipendenti dello stabilimento di Zwickau, in Germania, non saranno rinnovati. In un comunicato la stessa Volkswagen ha puntato il dito accusatore sulla domanda molto debole di veicoli elettrici, prodotti esclusivamente a Zwickau: “La situazione è tesa e non si vede alcun miglioramento a breve termine per quanto riguarda un aumento degli ordini”, ha dichiarato un portavoce di Volkswagen.
La crisi dell’industria dell’auto risucchia come una voragine l’uno dopo l’altro molti settori strategici dell’industria tedesca, dalla metallurgia alla chimica: l’azienda chimica tedesca “Evonik” ha annunciato che “sta per avviare un imponente piano di ristrutturazione che potrebbe portare al taglio di 7.000 posti di lavoro”. In precedenza l’azienda aveva già introdotto i cosiddetti “programmi di riduzione dei costi” a marzo, annunciando il taglio di 2.000 posti di lavoro, di cui 1.500 in Germania.
Mentre il Governo tedesco preferisce finanziare la guerra in Ucraina, lasciando a sé stesse le aziende che per interi decenni hanno rappresentato l’asse portante dell’economia della Germania, la Banca centrale tedesca (Bundesbank) ha corretto ancora in negativo le previsioni riguardanti la crescita economica del Paese per il biennio 2025-2026. Come ha annunciato la Bundesbank in un comunicato ufficiale, il Prodotto interno lordo della Germania “dovrebbe aumentare solo dello 0,2% nel 2025”, mentre a giugno la stima precedente aveva previsto per l’anno prossimo un “aumento dell’1,1 per cento”. Per il 2026, la Banca centrale tedesca prevede attualmente che la “produzione economica crescerà dello 0,8%, sempre in diminuzione rispetto all’1,4% preannunciato sei mesi fa”.
Per quanto riguarda il tasso di inflazione, la Bundesbank prevede che si attesti al 2,5% nel 2024, per poi scendere “simbolicamente” al 2,4% per cento nel 2025 e al 2,1% nel 2026. “L’economia tedesca non è alle prese solo con persistenti venti contrari, ma anche con problemi strutturali. Ciò mette a dura prova l’industria, le sue attività di esportazione e gli investimenti. Anche il mercato del lavoro reagisce ora in modo evidente alla debolezza economica che dura da molto tempo. Ciò frena i consumi privati che, contrariamente alle previsioni precedenti, non diventeranno un motore della ripresa economica”, ha dichiarato il presidente della Bundesbank, Joachim Nagel (nella foto).
Nagel non per caso ha citato i problemi per le aziende-esportatrici tedesche. A ottobre del 2024, le esportazioni di merci dalla Germania sono diminuite del 2,8% e le importazioni dello 0,1% rispetto ai risultati registrati nel mese precedente. Secondo i dati pubblicati dall’Ufficio federale di statistica (Destatis) a ottobre i produttori tedeschi sono riusciti a esportare beni e servizi per un valore di 124,6 miliardi di euro e importate merci per un valore di 111,2 miliardi di euro.