La prossima settimana il Parlamento ucraino voterà il disegno di legge, che metterà al bando la Chiesa ortodossa russa in Ucraina
La Germania taglia gli aiuti all‘Ucraina, e lo fa “da subito”. Ufficialmente il Governo del cancelliere, Olaf Scholz, ha esaurito tutti i fondi possibili e immaginabili per “continuare a supportare l’ex repubblica sovietica nella sua guerra contro la Russia”. Dietro le quinte però c’è la crepa nelle relazioni tra Berlino e Kiev, causata dall’attacco dinamitardo ucraino contro i gasdotti “Nord Stream” che hanno messo in ginocchio l’economia dell’ex locomotiva industriale dell’Europa.
Come ha scritto in esclusiva sabato, 17 agosto, dal supplemento domenicale del quotidiano tedesco “Frankfurter Allgemeine Sonntagszeitung” (FAS), citando “documenti e informazioni raccolte presso i vari ministeri”, la Coalizione guidata da Scholz, ha deciso “letteralmente di bloccare il futuro sostegno, al di fuori di quello già pianificato”. Solo gli aiuti militari che “sono già stati approvati al Bundestag potranno essere dunque consegnati a Kiev, poi basta”.
Secondo la ricostruzione della FAS il ministro delle Finanze, il liberale Christian Lindner, “avrebbe ufficializzato la questione una decina di giorni fa, prima dell’approvazione della nuova legge finanziaria, comunicando la novità al ministro della Difesa Boris Pistorius, socialdemocratico, e alla ministra degli Esteri, la verde Annalena Baerbock”. Il blocco degli aiuti futuri è già in vigore, mentre per l’anno in corso sono previsti e confermati per l’Ucraina i fondi per circa otto miliardi di euro. In primo luogo saranno cancellate le forniture di armamenti più sofisticati: la consegna dei sistemi di difesa anti aerea “IRIS-T” non potrà essere finanziata.
Oltre ai problemi finanziari della Coalizione al governo della Germania, il drastico taglio di aiuti all’Ucraina rappresenta anche un mossa politica, legata al fatto che il gasdotto Nordstream è stato fatto saltare nel settembre del 2022 da un commando ucraino e la leadership a Kiev. Il fatto che il più grave attacco a un’infrastruttura civile dalla fine della Seconda guerra mondiale che ha causato enormi problemi all’economia della Germania sia stato compiuto da un “Paese alleato”, ha sicuramente giocato un ruolo molto importante, se non principale, nella presa di posizione tedesca. E come scrive la stampa tedesca “naturalmente a livello ufficiale il fattore economico è l’unico citato, ma era evidente che la questione Nord Stream prima o poi sarebbe ritornata come un boomerang sull’Ucraina”.
Infine l’Ucraina che mira a entrare nell’Unione europea ha suscitato aspre critiche anche in Germania per il mancato rispetto dei fondamentali diritti umani, dalla chiusura dei mezzi d0informazione di opposizione, alla messa al bando della Chiesa ortodossa, legata al Patriarcato di Mosca.
Venerdì, 16 agosto, la commissione per le politiche umanitarie e del Parlamento ucraino ha votato la modifica della legge, che vieta tutte le attività della Chiesa ortodossa ucraina, che opera sotto il Patriarcato di Mosca. Come ha dichiarato il deputato ucraino e membro della commissione, Volodymyr Vyatrovych “la commissione ha sostenuto gli emendamenti alla versione finale della legge, che metteranno fine all’esistenza della Chiesa ortodossa russa e delle sue filiali in Ucraina”. Secondo Vyatrovych, già la prossima settimana il Parlamento ucraino potrebbe votare in seconda in terza (definitiva) lettura il “disegno di legge che metterà al bando la Chiesa ortodossa russa in Ucraina, tutte le strutture e le organizzazioni religiose ad essa collegate, le cui sedi centrali si trovano a Mosca”.