Il Governo del Giappone: ci vorranno 40 anni per la dismissione della ex centrale nucleare di Fukushima. Esperti indipendenti: ottimismo esagerato.
Quasi due anni di tempo, oltre 100 milioni di dollari e decine di esperimenti falliti. Tutto questo è stato necessario per estrarre da un reattore della ex centrale nucleare giapponese di Fukushima un piccolissimo pezzo – 5 millimetri di diametro e meno di 3 grammi di peso – di combustibile nucleare fuso, indispensabile per progettare meglio il processo di dismissione della centrale, distrutta nel 2011 da uno tsunami dopo un devastante terremoto.
Come è stato annunciato dalla Tokyo Electric Power Co. (Tepco), la società che gestisce l’ex centrale nucleare di Fukushima Daiichi, il campione è stato estratto dalla vasca di contenimento del reattore No.2 da un braccio robotico controllato a distanza. In precedenza numerosi analoghi tentativi erano falliti a causa del tasso di radioattività molto alto che metteva fuori servizio le telecamere e i circuiti elettronici del braccio robotico.
L’ingegnere capo del progetto, Akira Ono, ha dichiarato che “dopo aver analizzato lo stato in cui si trova la massa di combustibile nucleare fuso, compresa la radioattività, il campione sarà isolato in un contenitore adeguato”. Secondo l’ingegner Ono “dal campione gli esperti della Tepco dovrebbero ottenere delle informazioni preziose per capire meglio quanto avvenuto nel 2011, ma anche per pianificare i prossimi passaggi del piano di dismissione della centrale, che prevedono tra le altre cose di sviluppare altri robot con cui operare nelle aree più radioattive”.
Parallelamente la Tepco prosegue la criticatissima operazione di scarico di acque reflue, usate per raffreddare i reattori distrutti, nell’Oceano Pacifico. La Tepco e il Governo del Giappone si erano dati un obiettivo di 40 anni al massimo per completare la dismissione della ex centrale di Fukushima Daiichi, ma secondo gli esperti, citati dalla stampa giapponese, “erano stati troppo ottimisti e dovrebbero rivedere le proprie previsioni”. In realtà il prelievo di un primo campione rappresenta solo un primo passo verso l’elaborazione di un piano operativo su come rimuovere l’intera massa di combustibile nucleare fuso, stimata in oltre 900 tonnellate. Un altro problema ancora aperto è dove trasportare e dove collocare tutto questo combustibile nucleare.