Giappone. Giovedì l’acqua contaminata di Fukushima verrà dispersa in mare

Tokyo prevede di scaricare nell’Oceano Pacifico più di 1,3 milioni di tonnellate di acqua, proveniente dalla ex centrale nucleare di Fukushima. I Paesi vicini protestano. Manifestazioni di protesta anche nella capitale nipponica.

È iniziato il conto alla rovescia per l’operazione dello sversamento in mare delle acque provenienti dalla ex centrale nucleare, Fukushima Daiichi, nel nord-est del Giappone, distrutta l’11 marzo del 2011 da un forte terremoto, seguito da uno tsunami che ha sommerso di acqua i sistemi tecnologici di importanza vitale. L’operazione inizierà giovedì, 24 di agosto. Lo ha annunciato il primo ministro giapponese, Fumio Kishida, dopo aver ispezionato personalmente, domenica scorsa, la centrale in fase di smantellamento. Tokyo ha però precisato che l’operazione inizierà “solo se le condizioni meteorologiche lo permetteranno”.
Tokyo prevede dunque di scaricare “molto gradualmente” nell’Oceano Pacifico più di 1,3 milioni di tonnellate di acqua dell’impianto di Fukushima Daiichi, provenienti da acque piovane, sotterranee e da iniezioni necessarie per raffreddare i reattori distrutti. Il disastro senza precedenti è costato la vita a 20mila persone, mentre un numero imprecisato di giapponesi soffre di malattia da radiazioni.
La catastrofe di Fukushima, a 12 anni dalla tragedia, è ancora in corso e non finirà né tra 10 né tra cento anni. E questo perché nei reattori si trovano ancora delle quantità imprecisate di materiale fissile ad altissima concentrazione di radioattività. Nessuno sa esattamente quanto materiale micidiale si trova dentro i sei reattori, inavvicinabili dall’uomo. I reattori devono essere raffreddati continuamente. Si tratta di un’operazione molto delicata che richiede enormi quantità di acqua. Dopo essere entrata a contatto con il materiale radioattivo, quest’acqua diventa a sua volta un liquido contaminato. All’acqua usata per i sistemi di raffreddamento si aggiungono l’acqua piovana e anche quella sotterranea, che richiedono a loro volta l’applicazione delle sofisticate procedure di decontaminazione. Purtroppo le tecnologie moderne non permettono di eliminare il trizio la cui concentrazione nelle acque di Fukushima supera di sei volte i limiti massimi prestabiliti dalle autorità sanitarie giapponesi e internazionali.
Il Giappone ha spiegato che non si può farne a meno di scaricare – molto gradualmente – l’acqua della ex centrale in mare: in luglio i quasi 1.000 serbatoi presenti sul sito erano al 98% della loro capacità. Come ha precisato un rappresentante di Tokyo Electric Power Company (TEPCO), la società costruttrice (1966-1971), che attualmente è il gestore della centrale di Fukushima, è stato programmato uno scarico nell’oceano molto prolungato che “potrà durare fino all’inizio degli Anni Cinquanta, a una portata massima di 500.000 litri al giorno e con una diluizione tale da ridurre il livello di radioattività dell’acqua ben al di sotto degli standard nazionali e internazionali”.
L’autorizzazione alla procedura era stata data dal predecessore di Kishida, il premier Yoshihide Suga, nell’aprile del 2021. Il progetto è stato convalidato a luglio 2023 dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA), che ha ricevuto da Tokyo tutta una serie di garanzie che lo sversamento di acque decontaminate nell’Oceano Pacifico sarà sicuro sia per l’ambiente che per l’essere umano.
La Cina ha protestato contro l’operazione e ha messo completamente al bando le importazioni di pesce e anche di molti prodotti alimentari che provengono dai dipartimenti giapponesi vicini a Fukushima. La Corea del Sud ha ordinato  “ispezioni sanitarie molto rigorose”. I rappresentanti dei movimenti ecologici giapponesi hanno organizzato alcune manifestazioni di protesta a Tokyo, davanti alla sede del premier Kishida. E ancora prima dello scarico l’industria della pesca del Giappone comincia a soffrire delle conseguenze pesanti per l’immagine dei suoi prodotti.