L’operazione di scarico di acque parzialmente decontaminate dovrà andare avanti per oltre 30 anni
Braccio di ferro tra la Cina e il Giappone per lo scarico nell’Oceano Pacificodi acque reflue della ex centrale nucleare di Fukushima. Come scrive l’agenzia di stampa giapponese “Kyodo”, citando “fonti diplomatiche ben informate”, il Governo di Tokyo ha categoricamente respinto la richiesta avanzata dalla Cina di “istituire un sistema di compensazione e di risarcimento per eventuali danni economici derivanti dal rilascio in mare delle acque trattate della centrale nucleare di Fukushima”.
Secondo “Kyodo” la richiesta della Cina “è stata trasmessa più volte l’anno scorso attraverso i canali diplomatici”, mentre Tokyo ha motivato il proprio “no” col fatto che l’Agenzia internazionale delle Nazioni Unite per l’energia atomica (AIEA) “ha definito l’operazione di rilascio in conformità ai parametri internazionali di sicurezza”.
Oltre a un meccanismo di risarcimento, Pechino ha proposto al Giappone di firmare un “accordo internazionale di monitoraggio indipendente”, mentre Tokyo ha risposto che “i controlli dovrebbero essere portati avanti esclusivamente attraverso l’AIEA”.
In seguito alle operazioni dello scarico, iniziate nell’agosto del 2023, la Cina e la Russia hanno vietato l’importazione di prodotti ittici giapponesi, causando enormi danni finanziari alle cooperative dei pescatori giapponesi. Come ricorda la stampa giapponese “a novembre nel loro incontro a San Francisco, il primo ministro del Giappone, Fumio Kishida, e il presidente della Cina, Xi Jinping, hanno concordato di cercare di risolvere la questione attraverso le consultazioni e il dialogo in modo costruttivo”. Ciononostante si è conclusa con un nulla di fatto in gennaio 2024 una riunione bilaterale, nel corso della quale Tokyo Electric Power Company (TEPCO), l’operatore di Fukushima, ha presentato le informazioni riguardo alla presunta sicurezza dell’operazione che dovrà durare per più di 30 anni nel corso dei quali nell’Oceano Pacifico saranno riversate oltre 1,25 milioni di tonnellate di liquidi contenenti ancora notevoli quantità di trizio radioattivo.