Non funzionavano più bene, sono state staccate nel 2021 e nel pomeriggio di sabato 9 marzo dovrebbero bruciare completamente nell’atmosfera. Ma non è esatto.
La “spazzatura spaziale” pesa 2,6 tonnellate ed è grande come un minivan. Si tratta di un gigantesco blocco di batterie elettriche a nichel-idrogeno della Stazione Spaziale Internazionale (International Space Station, ISS) che dopo aver esaurito tutte le sue risorse tecniche venne staccato dalla ISS il 21 marzo 2021. Per ben tre anni il cassone, denominato come oggetto spaziale EP-9, orbitava intorno alla Terra, ma il sabato 9 marzo del 2024 è arrivato il momento della “cremazione”.
Secondo la NASA il blocco di batterie elettriche dovrebbe bruciare “in gran parte” nell’atmosfera. Le parole chiave sono “in gran parte”. “Sebbene alcune parti possano toccare il suolo, la probabilità che una persona venga colpita è molto bassa”, ha messo le mani avanti anche l’Agenzia Spaziale Europea (ESA).
Dal momento che le 2,6 tonnellate di una struttura solida e progettata per resistere a lungo nello spazio entreranno senza alcun controllo nell’atmosfera terrestre, è assolutamente impossibile prevedere la zona del rientro.
L’ESA ha però “precisato” che il rientro dovrebbe avvenire tra i -51,6 gradi di latitudine Sud e i 51,6 gradi di latitudine Nord. “Grandi incertezze, principalmente dovute alla variazione dei livelli di resistenza atmosferica, impediscono previsioni più precise in questo momento. Più ci avviciniamo alla finestra di rientro prevista, meglio la regione interessata può essere geograficamente limitata,” ha sottolineato ai media internazionali un rappresentante dell’ESA.
E per tranquillizzare i popoli della Terra l’Agenzia spaziale europea ha notato che “si tratta di una situazione piuttosto comune. “Un grande oggetto spaziale rientra nell’atmosfera in modo naturale circa una volta alla settimana, con la maggior parte dei frammenti associati che bruciano prima di raggiungere il suolo. La maggior parte dei veicoli spaziali, dei lanciatori e dell’hardware operativo sono progettati per limitare i rischi associati a un rientro”, ha sottolineato l’ESA.