Via libera da Londra per l’apertura di quello che è riconosciuto come il più vasto giacimento petrolifero nel mare del Nord.
Rosebank, questo il nome del controverso giacimento di petrolio e gas, avrà una capacità produttiva di 300 milioni di barili di greggio e le stime prevedono che non si esaurirà prima dal 2051. Il progetto prevede un investimento iniziale di 3,8 miliardi di dollari da parte della società norvegese Equinor e del partner britannico Ithaca Enrgy. Gli investimenti per l’intero ciclo di vita del giacimento si stimano attorno ai 10 miliardi di dollari.
A luglio il governo britannico aveva spiegato di voler rilasciare centinaia di nuove licenze petrolifere nel Mare del Nord, nonostante gli obiettivi di decarbonizzazione fissati per il 2050.
“Dobbiamo essere ambiziosi ma anche pragmatici, ha affermato Claire Coutinho, sottosegretaria per la sicurezza energetica secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore -. Continueremo a sostenere il settore del petrolio e del gas per tutelare la nostra sicurezza energetica e far crescere la nostra economia”. D’altra parte il premier Rishi Sunak, che ha più volte spiegato come la priorità sia la sicurezza energetica del Regno Unito, ha solo pochi giorni fa ha prorogato altre misure volte alla decarbonizzazione. Ha rimandato l’obbligo di sostituire le caldaie a gas con pompe di calore e portato lo stop alle auto diesel e benzina dal 2030 al 2035.
“Dare il via libera a questo nuovo enorme giacimento di petrolio è moralmente osceno. Questo Governo deve essere chiamato a rispondere della sua complicità in questo crimine climatico – ha commentato Caroline Lucas del Green Party – Dopo un’estate di incendi furiosi e dopo il luglio più caldo mai registrato, questo governo approva il più grande giacimento di petrolio e gas non ancora sviluppato nel Mare del Nord: produrrà più delle emissioni di CO2 di tutti i 28 Paesi a basso reddito del mondo. La sicurezza energetica e le bollette meno care non si ottengono permettendo ai giganti dei combustibili fossili, altamente sovvenzionati e di proprietà straniera, di estrarre altro petrolio e gas da queste isole e di venderlo all’estero al miglior offerente”.